L’abbraccio da Varese alla Toscana per l’ultimo addio a Raffaele Nurra
La funzione religiosa è stata celebrata nella Basilica di San Vittore dal prevosto monsignor Gabriele Gioia, davanti a una folla numerosa e commossa, segno tangibile del forte impatto che l'architetto ha avuto sulla comunità cittadina e non solo

La basilica di san Vittore era stracolma di gente per l’ultimo saluto a Raffaele Nurra, l’architetto varesino morto a 62 anni lunedì scorso. Rappresentanti degli ordini degli architetti di tutta Italia, sindaci in arrivo dal Ceresio e dalla Toscana, pressoché tutti i consiglieri regionali del territorio, gran parte della giunta di Varese, e persino una importante rappresentanza dei baristi della città.
Una moltitudine variegata di persone per provenienza geografica e civile, ma tutta ugualmente affranta, ancora incredula della sua morte.
Nella funzione, celebrata dal prevosto di Varese monsignor Gabriele Gioia, protagonisti sono stati anche gli amici, che eccezionalmente hanno parlato prima della messa e non in conclusione: innanzitutto l’amico fraterno Enrico Angelini, che gli ha rivolto un saluto e un ricordo commovente.
Altrettanto toccante il saluto di un amico più recente ma ormai anch’esso fraterno: il consuocero Raffaele Novario, che l’ha conosciuto quando l’unica figlia di Nurra si è unita con colui che sarebbe diventato suo marito, Mattia. Una amicizia profondissima, segnata da incredibili coincidenze: come il fatto che si chiamano entrambi non solo Raffaele di primo nome, ma Angelo di secondo nome, perché entrambi nati nel Lunedì dell’Angelo.
Sul pulpito è salito anche il rappresentante del Battaglione di fanteria di Como dove ha fatto il militare, il maresciallo Calogero, che ha salutato il commilitone che tanto si era adoperato nel 2023 per organizzare a Como il raduno della compagnia, al grido di “caporalmaggiore Nurra, presente!”
È intervenuta poi la presidente dell’ordine degli architetti Elena Brusa Pasquè che tra ricordi personali e commozione ha tratteggiato l’importante biografia professionale di Nurra, e infine la figlia Michela ha lasciato un ricordo, suo e del papà, per tutti quelli che sono intervenuti, tra i quali c’era anche l’anziana madre, 90enne, cui è toccato l’enorme dolore di vedere la morte di suo figlio.
Le loro testimonianze e i loro ricordi sono diventati tutti parte integrante della predica di monsignor Gioia: «Le vostre parole testimoniano la verità di quello che è stato detto nel Vangelo – ha sottolineato – Il chicco di grano che può dare frutto solo dopo essere morto rappresenta la nostra vita. La vita di Raffaele è stata feconda e la vostra presenza cosi numerosa ne è testimonianza: la vita è feconda quando è donata. E quella di Raffaele non è stata un soprammobile, è stata un dono per tanti. Per questo la celebriamo».
A metà della messa, dal cielo sono cominciati insieme alla pioggia i primi, sonori, tuoni: molti dei presenti hanno sorriso, pensando che “Raf aveva già cominciato a far casino anche lassù”….
Il suo corpo ora verrà portato alla cremazione, e poi seppellito nel cimitero della sua amata Marchirolo.
La terra ti sia lieve, Raf, come dicevi sempre tu in questi casi. Ci ritroviamo tutti lassù.
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