Prof accoltellata a Varese, subito la messa alla prova dell’imputato, “il ragazzo è pentito”
La legale del giovane Elisa Scarpino puntualizza la situazione legata all'iter processuale del suo assistito dopo la decisione del tribunale dei Minorenni di Milano

La messa alla prova partirà subito. Anzi, è già partita, è in atto da ieri, da quando il giudice del tribunale dei Minorenni di Milano ha deciso per accogliere le richieste del difensore per la «map», appunto un istituto previsto dal codice di procedura penale minorile (poi adottato anche per gli imputati che hanno compiuto la maggiore età al momento dei fatti e dunque che vengono giudicati dalle corti ordinarie) che sospende il processo, mette il procedimento penale in una sorta di limbo giuridico, una attesa che si compia il percorso che ha come obiettivo quello di valutare le capacità dell’imputato di rientrare gradualmente nella società.
Se, al termine del percorso la valutazione darà esito positivo il reato si estingue: nessuna menzione nel casellario giudiziale e possibilità di rifarsi una vita (in caso contrario, l’esito negativo comporta invece la prosecuzione del procedimento)
Potrebbe partire proprio da qui il percorso di reinserimento del ragazzo giudicato per il tentato omicidio della sua professoressa, un fatto consumatosi un anno fa fuori dall’Enaip di Varese.
È vero che, come sostiene il difensore della parte offesa avvocato Fabrizio Busignani, «la famiglia del giovane non ha risarcito neppure un euro» (fatto che coincide, sul piano tecnico procedurale con l’impossibilità di costituzione di parte civile nei procedimenti dinanzi al tribunale dei Minorenni, fatto che tuttavia non vieta un atto anche simbolico dal tenore extragiudiziale).
Ma c’è anche da considerare – ed è fatto non da poco – che il ragazzo ha da subito capito di aver sbagliato. «Fin dall’inizio il ragazzo si è mostrato pentito», ha spiegato la legale dell’imputato avvocata Elisa Scarpino, che ha seguito l’intero iter legato all’esecuzione della misura cautelare prima, e poi tutti i passaggi giudiziali e di procedura che hanno previsto l’uscita dal carcere dell’imputato posto in una struttura protetta e specificatamente dedicata per questo genere di condizioni. E che, sempre l’avvocato Scarpino, seguirà anche la messa alla prova della durata di due anni.
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