Tra tecnica, creatività e sociale: a Visionare 2025 Gabriele Cappellato racconta come si diventa bravi architetti
L'incontro con uno dei fondatori dell'accademia di architettura di Mendrisio si è aperto con un commovente minuto di silenzio per ricordare Raffaele Nurra, membro del consiglio dell'Ordine recentemente scomparso
“Visionare” i Dialoghi di Architettura organizzati dall’Ordine degli Architetti di Varese con la direzione di Fulvio Irace, ha visto come protagonista del mese di marzo 2025 Gabriele Cappellato, architetto laureato a Venezia, che negli anni ’80 è stato chiamato dal celebre architetto ticinese Mario Botta per contribuire alla nascita dell’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana a Mendrisio. Cappellato è stato un elemento fondamentale, con la sua esperienza di docente, per la creazione dei corsi e l’impostazione formativa della accademia inaugurata nel 1992 e ne è poi stato docente, Dean e direttore universitario, nonché responsabile dei corsi di progettazione del triennio, fino al 2020.
Figura quasi mitica all’interno dell’Accademia di Mendrisio, Cappellato ha visto presentarsi all’incontro di villa Panza diversi suoi collaboratori e studenti: tra gli altri lo hanno raggiunto – per ascoltare le sue parole e salutarlo – Riccardo Blumer, ancora oggi docente all’accademia e Walter Angonese, attuale direttore dell’Accademia, ma anche molti altri, e durante la serata si è unito anche lo stesso Mario Botta, con un contributo video.
L’incontro ha visto la partecipazione complessivamente di circa 400 persone, 80 in presenza e oltre 330 in remoto, accorse per ascoltare le parole di Cappellato, che ha condiviso le sue riflessioni con il curatore della rassegna Fulvio Irace su come affrontare la professione di architetto, un mestiere che intreccia tecnica, creatività e politica. «L’architettura è un lavoro che implica dimensioni sociali, economiche, politiche, artistiche e tecniche – ha affermato Cappellato – Tutti questi aspetti devono convergere nel progetto, perché il progetto è il vero risultato di questo mestiere. L’architetto, per essere maturo, deve saperli integrare, soprattutto all’inizio, quando è più facile cadere in tranelli o contaminazioni nocive che portano a risultati deludenti».
Ma alla fine, il messaggio di Cappellato è chiaro: «Non esistono formule prestabilite per diventare bravi architetti. Si arriva a questo traguardo con passione, dedizione e determinazione. Essere un bravo architetto significa impegnarsi profondamente, perché è un percorso arduo e pieno di difficoltà. È un cammino che richiede costanza, ma anche una forte fiducia nelle proprie capacità e nelle scelte fatte. E, da laureato, è fondamentale saper selezionare le giuste occasioni».
L’incontro si è aperto con un commovente minuto di silenzio, chiesto dalla presidente dell’Ordine degli Architetti Elena Brusa Pasquè per ricordare un collega scomparso improvvisamente, Raffaele Nurra, membro del consiglio dell’Ordine. Un silenzio che si è concluso con un lungo applauso da parte dei presenti, in onore della sua memoria, davanti alla figlia Michela, che da oggi porterà avanti idee e passioni di famiglia nello loro studio di Varese.
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