Una nuova casa per Luca dopo quattro anni di affido

Albero della vita è stata responsabile del percorso di affido del bambino: "La storia di Luca è complessa e divisiva, perché contrappone duramente giurisprudenza e vita reale, ragioni e sentimenti, giuste leggi e applicazioni discutibili. Nel suo primario interesse speriamo che sia possibile realizzare quella continuità affettiva con la famiglia che lo ha amato e cresciuto in questi anni"

Generico 17 Mar 2025

La storia di Luca inizia 4 anni fa quando, a pochi giorni dalla nascita, il Tribunale per i Minorenni valuta che i suoi genitori non riescano a farsi carico del figlio e le condizioni siano tali da dover disporre per lui un’immediata accoglienza in una famiglia affidataria. I progetti di affido che richiedono simile disponibilità si chiamano di “Pronta Accoglienza”.  Protagonisti insieme al bambino sono famiglie formate e capaci ad accogliere amorevolmente il minore per un “periodo ponte”, il breve tempo necessario a valutare l’evoluzione della progettualità. Nella storia di Luca la “Pronta Accoglienza” si è dilatata nel tempo fino al compimento dei suoi quattro anni.

Una vicenda delicata che in parte riguarda il nostro territorio, perché il piccolo fino pochi giorni fa viveva in un comune della provincia di Varese. Questo fino a quando il Tribunale per i minorenni non ha deciso che Luca avrebbe dovuto lasciare la famiglia affidataria per andare in adozione presso un nuovo nucleo. Una decisione che ha sollevato non poche perplessità e su cui è partita anche una campagna mediatica sui giornali e su alcuni account social. Una storia che scuote le comunità e scalda gli animi, ma che richiede una grande cura nell’esser trattata.

La tutela dei minori

La tutela dei minori nel nostro paese è un sistema complesso e articolato. Coinvolge tanti soggetti e ha raggiunto un livello di professionalità notevole. Del resto avere cura dei più piccoli e dei più fragili non solo è un dovere, ma rappresenta il grado di civiltà delle comunità.

Secondo gli ultimi dati ufficiali del ministero del lavoro che risalgono alla fine del 2022 (qui trovate tutto il report), i minorenni allontanati dalla famiglia di origine sono 33.299. Di questi 15.218 vivono “in una qualche forma di affidamento familiare e considerando, solo l’affidamento familiare per almeno 5 notti la settimana i minorenni registrati risultano pari a 12.507”.

I soggetti che svolgono un’attività professionale in questo campo sono tanti e il lavoro si avvale di equipe con competenze diverse che vanno dagli assistenti sociali dei comuni, agli educatori, a pedagogisti, psicologi, tutori e altri.

La storia di Luca

Nel caso specifico del piccolo Luca, è stata l’equipe del Progetto Affido di Fondazione L’Albero della Vita a curare l’inserimento in famiglia e a sostenere la situazione del bambino dal suo avvio nel 2020.

“Nell’ultimo mese – scrivono i responsabili del servizio – siamo stati chiamati dal Tribunale per i Minorenni per seguire il passaggio dalla condizione di affido a quella di adozione in una famiglia diversa da quella che ha accolto il bambino subito dopo la sua nascita. La situazione è molto delicata e richiede riservatezza a tutela di tutti gli interessati. La storia di Luca è lunga e complessa. Il suo epilogo fa discutere, scuote cuori e coscienze anche a chi, come noi, fa questo lavoro da sempre. La divulgazione al grande pubblico, in assenza di tutti gli elementi – doverosamente protetti dalla privacy – non aiuta, genera lacerazioni e getta ombre su un istituto virtuoso e importante come è l’affido familiare. Per questo motivo, a doverosa tutela di tutti gli interessati, abbiamo scelto di esprimerci solo ora”.

Ogni decisione in questo campo richiede di mettere al centro l’interesse dei bambini prima ancora delle possibili ragioni degli adulti. Per questo il nostro sistema prevede che ad agire siano varie realtà con competenze diverse. Troppo spesso abbiamo assistito a episodi dal grande clamore mediatico il cui risultato è stata una lacerazione delle comunità.

Dolori e traumi nella storia dei bambini sono sanabili

“Come operatori del Progetto Affido – prosegue la nota della Fondazione in merito alla storia di Luca – siamo stati impegnati nella delicata ricerca di un equilibrio tra adempimento del mandato formale del Tribunale di accompagnare il passaggio e l’attenzione al bambino e alla famiglia. Ma – dovendo tralasciare i dettagli che hanno determinato questa scelta – è doveroso non perdere di vista la possibilità che dolori e traumi siano sanabili, che un nuovo equilibrio sia conquistabile. La maggior parte dei bambini collocati in nuove famiglie, allontanati dai loro genitori di origine, arrivano accompagnati da importanti traumi, storie di vita complesse e faticose; se pensiamo che non siano possibili riparazione e speranza di risanare, non faremo questo lavoro.

La storia di Luca è complessa e divisiva, perché contrappone duramente giurisprudenza e vita reale, ragioni e sentimenti, giuste leggi e applicazioni discutibili. Sulla legittimità di questa decisione, sugli aspetti di tutela e di pregiudizio, sulle motivazioni, e ancora sul ruolo e sulle responsabilità degli operatori della Tutela, ci sarà ancora da riflettere e lavorare, affinché il sistema –giuridico e protettivo – sia sempre più rispondente ai tempi e ai bisogni di vita dei bambini.

La Legge 173 del 2015 ha introdotto il “Diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare”. Luca oggi è nella famiglia adottiva, ma conserva il diritto di mantenere le relazioni che l’hanno accompagnato nei primi anni della sua vita. La famiglia affidataria che ha accolto Luca è stata un esempio di accoglienza, amore e cura. Hanno saputo cogliere e attuare il senso più profondo e autentico dell’affido familiare, che dovrebbe sempre contemplare anche il lasciare andare. Hanno saputo farlo con grande competenza e disponibilità nelle numerose esperienze precedenti. Luca ora è andato, e tanto è il sostegno e la cura che ha intorno. Nel suo primario interesse speriamo che sia possibile realizzare quella continuità affettiva con la famiglia che lo ha amato e cresciuto in questi anni.

Nel lasciare andare non c’è perdita, c’è trasformazione che può arricchire, anziché spezzare”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Marzo 2025
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