895: lo zar Oveckin si prende il trono di Gretzky
Episodio speciale della nostra rubrica, dedicata all'incredibile record di reti fatto segnare in NHL dal fortissimo attaccante russo dei Washington Capitals

(d. f.) Vi avevamo promesso della possibilità di qualche episodio speciale della rubrica di Marco Giannatiempo, curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura dell’hockey su ghiaccio. Ed è arrivata subito: la numerazione (895) dice già molto, perché è il numero record di gol in NHL raggiungo da Alek Ovečkin, lo zar dei Washington Capitals che ha superato il primato del leggendario Wayne Gretzky. Questa puntata “fuori menu” è dedicata, quindi, a un evento storico per l’hockey mondiale.
“Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. Gli otto racconti della prima stagione e quelli della seconda sono disponibili in calce all’articolo.
Wayne Gretzky segnò il suo gol numero 894 il 26 marzo 1999, con la maglia dei New York Rangers in una partita contro l’altra parte di New York, gli Islanders. Record il suo scolpito nel ghiaccio e rimasto congelato per 26 anni e 11 giorni, prima che Alek Ovečkin lo sueprasse, segnando il suo gol numero 895. In passato ci hanno provato in molti, Gordie Howe che di gol ne ha fatti 801, Jaromír Jágr 766 mentre Brett Hull ne ha insaccati 741. Stavolta però il vento dell’Est ha soffiato più forte del solito, scrivendo un nuovo capitolo della storia dell’hockey su ghiaccio mondiale.
Dicono che i record siano fatti per essere battuti, e lo aveva ripetuto anche Wayne Gretzky, affermando che “Ovi”, così come chiamano Ovečkin in nord America, se lo merita per le sue incredibili caratteristiche. E alla fine è successo per davvero, proprio davanti agli occhi del mitico numero 99.
DAL GHIACCIO DI MOSCA AL SOGNO AMERICANO
Aleksandr Michajlovič Ovečkin nasce l’11 settembre 1985 a Mosca, da due genitori che lo sport lo hanno nel DNA: mamma è cestista olimpionica con due medaglie d’oro al petto, papà un calciatore professionista. Quindi sì: il classico caso in cui buon sangue non mente.
Il primo bastone da gioco glie lo regala lo zio, all’età di due anni, e quel dono fa innamorare il piccolo Alek all’hockey su ghiaccio. A soli 16 anni debutta nella Superliga con la Dinamo Mosca, e l’anno successivo, neppure maggiorenne, gioca il suo primo Mondiale con la Russia.
Credenziali queste, che valgono un Draft NHL, e sono i Washington Capitals a chiamarlo per primi. Tutto bello? Quasi, visto che lo stesso anno il lockout blocca la stagione NHL e Ovečkin deve tornare in Russia. Oltreoceano ci torna l’anno successivo, dove scarica nella sua prima stagione tutta la rabbia accumulata in quell’anno di stop. 52 gol gli valgono la Calder Trophy, trofeo concesso al miglior rookie della stagione.
Sin da giovanissimo Ovečkin ha un marchio di fabbrica; in verità più di uno, ma quello che emerge in maniera più importante è il suo one-timer. Si posiziona all’altezza del cerchio sinistro dell’ingaggio, esegue precisi movimenti per ricevere il disco e poi quel tiro, secco e preciso, che centra sempre lo specchio della porta e, spesso, in quella porta ci entra. Non c’è portiere che non l’abbia studiato. E non c’è portiere che non l’abbia subito.
Marchio di fabbrica si, ma “Ovi”, ha molteplici caratteristiche: grande leader e trascinatore, capitano e se serve pure ruvido attaccante che non si fa problemi a gettare i guantoni e spiegare le sue ragioni senza usare le parole. Un insieme di fattori che hanno portato a Washington una Stanley Cup nel 2018 che nella capitale americana non era mai arrivata, dopo decenni di promesse mancate.
Ovečkin ha sempre giocato per la sua maglia, anche quando ha superato la fatidica cifra di 800 reti segnate, ed in ogni articolo c’era il paragone diretto o indiretto con Gretzky, che di reti ne ha segnate 894 sedendosi sul trono del più forte e rappresentativo giocatore di hockey al mondo.
C’è poi un altro fattore, che rende ancora più affascinate questa storia: la carriera di Aleksandr è stata costellata da tantissime variabili impreviste, ovvero un gran numero di infortuni, il lockout come dicevamo e una pandemia. No, non sono mancati i problemi, ma neppure la grinta quella mai, fattore questo che ha fatto innamorare di se non solo i tifosi dei Capitals, ma di tutti quelli che apprezzano questo sport.
E ora eccoci qui. 895 gol, l’ultimo segnato con un dei suoi tiri secchi e precisi, dal perimetro del cerchio dell’ingaggio, ironia della sorte nella partita giocata contro I New York Islanders, la stessa squadra con cui Gretzky sancì il suo record. Tra i pali un russo come lui, Il’ja Sorokin.
Record ricco di sfumature, visto che ora è russo il trono del giocatore più prolifico del campionato nordamericano di hockey su ghiaccio, cosa che certamente fa un certo effetto.
Quel gol lo abbiamo visto qui, appoggiati “alla balaustra”, avendo avuto la grande fortuna di aver visto giocare l’incredibile talento di Wayne Gretzky ed il fenomeno di Aleck Ovečkin.
ALLA BALAUSTRA: PUNTATE PRECEDENTI
20. L’ebreo che sfidò i nazisti
19. Il gigante Cheyenne
18. One eyed man
17. Ghiaccio e guerra fredda
16. Pinguini rossi
15. Galante e cattivo
14. Figli di una lega minore
13. La squadra senza avversari
12. Non è mai troppo tardi
11. Zamboni, il genio del ghiaccio
10. Senza maschera e senza paura
9. La Kraut Line va alla guerra
Prima stagione – Tutti gli articoli
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