A Varese, Sigfrido Ranucci racconta ‘La scelta’: storie di giornalismo e difficile verità
Ha riempito la nuova sala convegni del Lyceum a Varese la presentazione del suo nuovo libro “La Scelta”
Ha riempito la nuova sala convegni del Lyceum a Varese la presentazione del nuovo libro di Sigfrido Ranucci “La Scelta” nell’ambito della rassegna “Think and Talk“.
Il giornalista d’inchiesta, che dal 2017 conduce Report dopo averne condiviso per anni la progettazione editoriale con Milena Gabanelli, ha risposto alle domande di Pasquale Diaferia – varesino, comunicatore da decenni ai più alti livelli del settore – sulla professione, sul concetto di verità, sull’importanza di avere una scorta: davanti a un pubblico non solo numeroso ma anche pieno di volti noti della società varesina.
Tra gli aneddoti alla voce “verità”, anche quello sul vaccino Astrazeneca: «Un ottimo vaccino, che avrebbe potuto rappresentare una svolta perchè costa poco e non ha bisogno di mantenere la catena del freddo, però non era opportuno darlo alle persone sotto ai 65 anni. Ci sono testimonianze di immunologi che spiegano il problema. Ma alla fine lo diedero a tutti, finchè non mori la ragazza di 18 anni, e si finirono per ritirare 65 milioni di dosi».
Ma anche del “decreto Maria Teresa” realizzato dagli ultimi governi e secondo il giornalista ispirato da sua mamma che, ogni volta che stava per cominciare la conduzione di una puntata, lo esortava: “Mi raccomando, questa volta non fare i nomi” «E ora il decreto costringe tutti a dare retta a mia mamma». Oppure della tormentata – e a tratti altamente drammatica – vicenda sull’inchiesta su Flavio Tosi, astro nascente della Lega veneta.
O infine, racconti appassionanti di inchieste partite da storie (vere!) di tassisti che conoscevano i quadri trafugati da Callisto Tanzi, che hanno strappato più di un sorriso e un applauso, o delle decine di migliaia di segnalazioni che gli ascoltatori mandano alla popolare ed autorevole trasmissione d’inchiesta: facendo dimenticare per un attimo l’imponente servizio di scorta a cui Ranucci è obbligato da diverso tempo ormai a causa delle sue inchieste,che l’hanno messo sotto il fuoco della strategia “Smerdare e ammazzare” (cit.) che prima infanga una persona e poi lo rende vulnerabile anche fisicamente.
Un dialogo a capitoli, concluso con la voce “la giusta distanza” che deve avere il giornalista nel suo lavoro: una scelta difficile, ma necessaria per chi vuole mantenere, ad ogni costo e a dispetto di ogni difficoltà, la sua libertà.
In conclusione dell’incontro, Diaferia ha chiesto un doveroso ringraziamento a Stefania Bardelli e Giuseppe Vuolo, organizzatori dell’iniziativa, che vedrà protagonista domani nelle stesse sale Roberto Vannacci.
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