Femminicidio di Samarate, Gerardi interrogato in carcere ammette solo di aver ucciso la moglie
La Gip Anna Giorgetti gli contestava anche la premeditazione e lo stalking ma il 57enne, in carcere da mercoledì, avrebbe respinto ogni altro addebito nonostante i numerosi indizi

Si è svolto questa mattina, sabato, l’interrogatorio di garanzia nei confronti di Vincenzo Gerardi, il 57enne che mercoledì sera, a Samarate, ha ucciso la moglie Teresa Stabile nel cortile di casa con numerose coltellate.
L’uomo, arrestato poco dopo il delitto in una via attigua a quella in cui è stato commesso il fatto, è da allora in carcere e oggi ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Anna Giorgetti che gli ha contestato le accuse di femminicidio premeditato e atti persecutori.
L’uomo, originario di Alcamo (Tp) come la moglie, ma da moltissimi anni residente in Lombardia, avrebbe ammesso di essere l’autore, confermando quanto detto nel primo interrogatorio al sostituto procuratore di Busto Arsizio Ciro Caramore, ma ha negato tutto il resto.
Una versione, quella del gesto d’impeto, che cozza con quanto emerso dalle indagini eseguite dai carabinieri di Busto Arsizio che hanno ascoltato famigliari e amici della coppia, già separata di fatto, e con le lettere ritrovate nell’abitazione nelle quali lasciava intendere piuttosto chiaramente la volontà di ucciderla indicando anche il giorno esatto.
È emerso chiaramente anche dalle dichiarazioni dell’avvocato che stava seguendo la separazione per conto della Stabile, Manuela Scalia, la paura della donna che le cose potessero precipitare anche se non erano state presentate denunce da parte della stessa. L’unica denuncia presentata era a nome di uno dei figli della coppia e configurava una violenza privata per motivi di parcheggio dell’auto del padre.
Scontata la conferma della misura cautelare in carcere da parte del giudice.
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