I Giovani Democratici di Varese: “Inaccettabile infangare la memoria e l’eredità della resistenza”
Nel comunicato si legge: "La Resistenza non è una reliquia da commemorare una volta l'anno. È il punto d'origine della nostra Repubblica"

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dei Giovani Democratici della Provincia di Varese
Sabato mattina, a Varese e Luino, sono apparsi striscioni firmati da Blocco Studentesco con frasi come “La Resistenza è una cagata pazzesca”, “25 aprile liberazione intestinale”, “L’unico schiaffo all’Italia è la resistenza”. Un attacco volgare alla memoria democratica del nostro Paese.
La Resistenza non è una reliquia da commemorare una volta l’anno. È il punto d’origine della nostra Repubblica. È quel filo teso, a volte sottile ma mai spezzato, che tiene insieme libertà, dignità e giustizia. E quel filo oggi viene ancora tirato, ferito, oltraggiato.
«La Resistenza è una parola che molti svuotano, banalizzano o strumentalizzano – commenta Samuele Oppedisano, segretario provinciale –. Ma in quel vuoto si infilano le parole nere che vediamo sui muri ei saluti romani nelle piazze. Ecco perché oggi, ancora oggi, dobbiamo custodirla e difenderla.»
Nel nostro territorio la minaccia non è astratta. I neonazisti di Do.Ra. continuano ad esibirsi in svastiche, saluti romani, manifestazioni razziste. Non possiamo far finta di niente.
Noi, come Giovani Democratici, scegliamo un’altra strada. Quella che passa dai volti e dalle voci della Resistenza: da Ivonne Trebbi di Saronno, ai racconti partigiani del podcast Racconti dal sottotetto , fino ai sentieri del Monte San Martino. Abbiamo scelto di esserci, nelle piazze e nei cortei, anche quando abbiamo provato a cancellarli, come a Gallarate nel 2024.
«Essere antifascisti non è una moda o una bandiera di partito – dichiara Marta Bonassi, presidente dell’Assemblea –. A chi scrive certi striscioni vorrei dire: se oggi potete esprimervi liberamente è solo perché qualcun altro ha scelto di resistere, rischiando tutto, dando la propria vita, anche per voi. Dimenticarlo è un’offesa alla storia e un pericolo per il futuro.»
Oggi quel presente ci preoccupa. Perché in Italia tira una brutta aria. Il nuovo Decreto Sicurezza non starà instaurando di certo un regime, ma limita la libertà di manifestare, di protestare, di resistere. Limita in misura inaccettabile quella libertà che i nostri padri e le nostre madri partigiane ci hanno consegnato, e che abbiamo la responsabilità di difendere.
Viva la Repubblica, viva l’Italia antifascista.
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