Il morale a terra di Luis Scola e i rischi per la Pallacanestro Varese

Gli insulti, la contestazione e le lacrime del figlio Tomas (alla prima panchina in A) hanno minato l'animo del General. Se lui mollasse, anche diversi sostenitori (munifici) lascerebbero il club e di eventuali "eredi" non se ne vedono

tomas scola basket

«Luis è bello carico, stiamo già lavorando per la prossima stagione con tante idee per portare avanti il progetto».
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«Luis è letteralmente sotto un treno, il morale è a zero ed è davvero distrutto».

Entrambe le frasi sono vere, entrambe sono state pronunciate nella serata di domenica 6 aprile, entrambe arrivano da persone affidabili che collaborano in modo stretto con la Pallacanestro Varese. L’unica differenza, al di là del contenuto, è l’orario nella quale sono state pronunciate: la prima è delle 18 circa, con Openjobmetis e Vanoli impegnate nel riscaldamento, la seconda è delle 21,30 o giù di lì, a palazzetto vuoto e a budella attorcigliate per tutti coloro che hanno a cuore le sorti biancorosse.

Inutile girarci intorno: quei 53″ conclusivi dei tempi regolamentari hanno cambiato l’andamento della sfida-salvezza ma potrebbero cambiare anche l’intera stagione (da salvi a… chissà) o addirittura l’intera storia del club biancorosso se Luis Scola dovesse decidere, magari non a caldo, di riconsiderare il proprio impegno nella società o addirittura di mettere in vendita tutto. Non corriamo, non è il caso, perché al solito il passare del tempo fa variare anche le prospettive, certo è che quanto accaduto a Masnago ha lasciato il segno.

Scola si è “beccato” con alcuni tifosi del settore che si trova alle proprie spalle, ha dovuto incassare due cori pesanti (il primo di insulti puri, e per questo totalmente da condannare anche per le tempistiche; il secondo un invito ad andarsene con le parole e le note ultimamente usate a San Siro, sponda rossonera) da parte della Curva Nord e infine si è ritrovato con il figlio Tomas in lacrimefoto d’apertura di Maurizio Borserini – e travolto dagli eventi in quella che doveva essere una serata comunque piacevole. Quella della prima convocazione in Serie A nonostante qualche dubbio da parte dello stesso Luis e con la decisione presa dallo staff tecnico (che a rotazione ha portato a referto molti giovani del vivaio).

Tra l’altro: se in determinate partite e circostanze la contestazione verso Scola poteva avere un senso (nessuno nega gli errori suoi e della dirigenza sulle scelte di mercato e sulle tempistiche di certi interventi, dall’esonero di Mandole alla scelta dei nuovi giocatori), in quei maledetti 53″ non era certo Scola quello da fischiare. La partita con Cremona è stata persa per errori di gioco, di campo (degli atleti, soprattutto) e non per errori di strategia societaria cui appartengono altre disfatte.

Ventiquattro ore dopo, il clima intorno al General è ancora pesante. Scola ha incassato la solidarietà di diverse persone che gli sono vicine ma è chiaro che il morale rimane basso. Simile a quello che seguì l’altra partita con Cremona, quella dell’andata, persa malissimo in campo e seguita da striscioni di contestazione e danneggiamenti agli skybox del palazzetto. Fatti che segnarono parecchio l’ex campione argentino che, comunque, riprese vigore e proseguì nel suo impegno. Fino ad abiurare nei fatti, a febbraio, la filosofia di gioco imposta nell’ultimo triennio per virare su un basket molto più tradizionale incarnato dalla gestione delegata a Kastritis. Perché è vero che Luis parla poco (e comunque ha parlato dieci giorni fa prima del match con Scafati – vai al VIDEO) ma è altrettanto chiaro che è intervenuto più volte nel tentativo di raddrizzare la baracca.

E il dibattito, inevitabilmente, si sposta su un altro piano: Varese può permettersi di farsi scappare Scola? No, probabilmente, perché di varesini disposti a farsi carico della Pallacanestro come sta facendo Luis non ce ne sono. O almeno non sono mai emersi: insomma, non si conoscono nomi di possibili eredi o acquirenti eventuali della società. Non si tratta di un ricatto, ma di un dato di fatto. E ancora – e questo lo possiamo dare per certo, perché la risposta è arrivata alle nostre orecchie: se Scola lasciasse, lo seguirebbero almeno alcuni sponsor (importanti, anche locali) che hanno aderito al suo progetto. Senza parlare degli altri investitori che, nell’ultimo biennio, si sono avvicinati al biancorosso da fuori città e che – piaccia o no – hanno messo soldi veri nelle casse sociali. Quindi, se anche ci fosse qualcuno pronto a subentrare non potrebbe contare su una parte del supporto che sostiene Scola e questo deve essere chiaro.

Chiudiamo con una opinione qualificata che ci sembra assai calzante, quella di Luca Thomas Villa, avvocato varesino che oggi non ha ruoli attivi ma che è stato il primo presidente de “Il basket siamo noi” (oggi diretto da Umberto Argieri). «Più di tutto mi dispiace per la contestazione a Luis – ha scritto Villa su Facebook e lo ha confermato a Varesenews – che è persona di grande spessore. E non merita insulti né offese ammesso che mai qualcuno se le meriti. Purtroppo da “vi vogliamo così” al silenzio terrorizzato il passo è stato breve ma raramente ricordo un harakiri cestistico di queste proporzioni. Forza Varese! Salviamoci la pelle […] Poi, possibilmente, chi può incrementare le risorse si faccia avanti, perché a criticare siamo bravi tutti, ma con i fichi secchi le nozze si sa che sono quel che sono».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Aprile 2025
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  1. PaoloFilterfree
    Scritto da PaoloFilterfree

    Piena solidarietà a Luis Scola. Ma, al posto suo, saluterei baracca e, soprattutto, i burattini che lo hanno attaccato. Abbiamo assistito a scene e ascoltato cori e parole che vanno ben oltre il legittimo diritto di protesta, colpendo dritto al cuore chi da anni si impegna, e non solo, per mantenere Varese sul palcoscenico della A. La squadra potrebbe anche salvarsi sul campo, ma, ieri, Varese ha perso una partita ancor più importante: quella della civiltà.

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