Joan Baez cerca di cambiare e conquistare altri ascoltatori
Il modello del cantautore folk anni ’60 non vendeva oramai più. Di G.P.

È bene che chiarisca subito che, mentre mi piace tantissimo il suo attivismo politico e sociale, come cantante Joan Baez non mi è mai piaciuta per quel suo uso continuo del vibrato. Comprai solo il 45 di Sacco e Vanzetti quando avevo dodici anni, e questo LP nel 1975, che tuttora mi piace perché abbastanza atipico e perché il vibrato lo usa un po’ meno.
Joan aveva cambiato casa discografica e le richiedevano un po’ più di vendite: prese allora degli ottimi sessionmen – i Crusaders quasi al completo e molti altri – e incise un album principalmente di cover. Che scelse bene: dalla Blue Sky degli Allman Brothers a Fountain Of Sorrow di Jackson Browne, dall’appena vista Janis Ian a John Prine, da Stevie Wonder all’immancabile Dylan (con affettuosa imitazione), per poi metterci anche un duetto, in verità non indimenticabile, con l’amica Joni Mitchell. E proprio di Dylan parla la title track, che diventò da allora un pezzo immancabile dei suoi concerti dal vivo. Un album di svolta quindi, che fu effettivamente un successo ma che non aprì la strada a grandi altre cose: ma andrà avanti ancora e i suoi ultimi concerti sono di 5 o 6 anni fa.
Curiosità: visto il recente ottimo film biografico, è bene chiarire qualcosa sulla sua relazione con Dylan, che fu in realtà piuttosto breve, molto più breve di quella artistica. Di certo non iniziò, come nel film, la sera della crisi della Baia dei Porci: in quel momento infatti pare che a Dylan interessasse più Mimi, la sorella di Joan.
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