Nei paesi democratici la legge dovrebbe valere per tutti
E’ certamente vero che i magistrati, come i giornalisti, possono sbagliare, anche per colpa grave, tuttavia sconcerta e preoccupa l’assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni pubbliche da parte di molti politici

Egregio Direttore,
molti politici della c.d. “Seconda Repubblica”, quando vengono accusati, a torto o a ragione, di comportamenti illeciti, anziché difendersi nelle competenti sedi giudiziarie e istituzionali gridano al complotto politico o giudiziario organizzato dagli avversari, dai Magistrati politicizzati o dai giornalisti scomodi, quasi fosse un reato di lesa maestà accusare e processare, come avviene per qualsiasi altro cittadino della nostra Repubblica, chi è stato eletto dal “popolo”. E’ certamente vero che i Magistrati, come i giornalisti, possono sbagliare, anche per colpa grave, tuttavia sconcerta e preoccupa l’assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni pubbliche da parte di molti politici, che queste rappresentano, accusati di illeciti i quali aggrediscono e intimidiscono altri Organi dello Stato nonché la libera stampa. Questo comportamento indegno ora avviene anche negli Stati Uniti, che in passato consideravamo un modello di democrazia liberale fondata sul controllo del potere politico da parte della libera stampa. Si manifesta sempre di più l’insofferenza verso ogni forma di critica e di controllo istituzionale da parte di chi ha conquistato il potere, ancorché attraverso libere elezioni. Ovviamente anche l’attività della Magistratura deve essere sottoposta al controllo di altri Organi dello Stato e, come il potere politico e l’attività giornalistica, deve rendere conto del proprio operato. I nostri politici non devono essere al di sopra della Legge, come avviene nelle monarchie assolute e negli Stati totalitari, ma devono per primi dare l’esempio e rispettare le Leggi approvate dal Parlamento eletto dal popolo.
L’art. 54 della nostra Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno il dovere di osservare la Costituzione e le Leggi e che i cittadini, ai quali sono affidate funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Socrate affermava che l’importante è vivere secondo giustizia e che la virtù, la giustizia e l’osservanza delle Leggi sono per gli uomini quanto di più sacro vi sia inoltre secondo Aristotele “l’unico stato stabile è quello in cui tutti gli uomini sono uguali davanti alla Legge”. Il principio della separazione dei poteri istituzionali nelle costituzioni degli Stati democratici deriva dal pensiero illuminista elaborato nel XVIII secolo dal filosofo e giurista francese Charles-Louis de Secondat di Montesquieu per impedire che il Governo possa abusare dei propri poteri, sottoponendolo al controllo di altri Poteri dello Stato affinché “il potere politico e l’ordine giudiziario mettano i cittadini al riparo da qualunque prevaricazione”.
L’art. 1 della nostra Costituzione stabilisce che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”; le forme si concretizzano nelle libere elezioni mentre i limiti consistono nei controlli da parte dei Poteri costituzionalmente previsti, ossia il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale e la Magistratura, e nell’obbligo di osservare le Leggi da parte di tutti i cittadini dello Stato. “Legum servi sumus ut liberi esse possimus, Siamo servi delle leggi per poter essere liberi” (Cicerone); in tal senso “se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri”? (Agostino d’Ippona). Certo le Leggi, approvate in determinate circostanze storiche, politiche, civili e sociali possono essere liberamente modificate, abrogate o approvate ex novo dal Parlamento in base a nuove circostanze ed esigenze dello Stato. “Sai cosa voglia dire una repubblica democratica? Essa è la concordia della giustizia ideale colla vita pratica, è il regno non di questo o di quell’uomo ma del pensiero libero e collettivo di tutta la società.
Chi pensa rettamente, ha diritto di governare e governerà bene” (Ippolito Nievo). Di fronte alla miseria e alla mediocrità culturale, intellettuale e morale della maggior parte della nostra classe politica, la quale pensa prevalentemente ai propri interessi personali e ai propri affari privati, o comunque di parte, e non all’Interesse pubblico e al Bene comune, in una democrazia sempre più “senza valori”, contro ogni semplicistico sentimento populista di arido individualismo e di vuota indifferenza nei confronti delle Istituzioni pubbliche e dello Stato democratico nonché del Bene pubblico e comune, desidero ricordare che “se è vero che ogni nazione ha i governanti che si merita, forse è il caso che l’onestà, il rigore, la preparazione, la serietà, la giustizia si affermino prima di tutto a partire dal basso” (Card. Gianfranco Ravasi). Colgo l’occasione per rinnovare i miei più cordiali saluti.
Alberto Morandi
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