«Teresa non sarà l’ultima»: la Cgil di Varese dopo il femminicidio di Samarate

La riflessione della Camera del Lavoro di Varese dopo l’ennesimo femminicidio: «È il momento di distruggere tutto e ricostruire una cultura nuova. Siamo tutte e tutti coinvolti»

Scarpette rosse in piazza a Malnate per la giornata contro la violenza sulle donne

«Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima». Con questi versi di Cristina Torres Cáceres si apre il durissimo e toccante comunicato diffuso dalla Cgil di Varese all’indomani del femminicidio di Teresa Stabile, uccisa mercoledì sera a Samarate dal marito dal quale si stava separando. Parole che risuonano come un grido collettivo, una richiesta di cambiamento radicale di fronte all’ennesima vita spezzata.

«Beh, adesso forse dovremmo distruggere davvero tutto», scrive la segreteria della Camera del Lavoro di Varese, «perché è successo, è successo ancora. Un’altra donna è stata uccisa. Teresa non è tornata. Teresa non sarà l’ultima» – scrive Gaia Angelo, per la segreteria della Camera del Lavoro di Varese.

La nota si fa riflessione amara e denuncia: non bastano più gli appelli, le fiaccolate, le marce, i minuti di silenzio e quelli di rumore. «Li faremo, continueremo a farli», prosegue la Cgil, «perché gli uomini uccideranno ancora. Perché sono ancora tanti quelli che non accettano dei no, che non accettano di essere lasciati, che pretendono che una donna rimanga nonostante le urla, le botte, le umiliazioni, i tradimenti, le doppie vite, gli stupri».

Il comunicato scava nella realtà quotidiana, quella dei cosiddetti “uomini normali”, che conducono esistenze apparentemente comuni e integrate nella società, ma che dietro la porta di casa «scatenano l’inferno, ogni giorno, tutti i giorni, per anni».

Domande taglienti si susseguono nel testo: «Ma che cosa credono sia una donna? Un’auto di proprietà? Una schiava sessuale? Un fantoccio su cui riversare la loro rabbia? Perché non stanno da soli?». Il messaggio è chiaro: non si tratta di mostri, ma di uomini che «hanno fallito in quanto compagni, in quanto padri, in quanto esseri umani».

La Cgil non dimentica però chi si oppone a tutto questo: «Sono pochi gli uomini che si ribellano a questa cultura della violenza, ma ci sono e il loro impegno è importante, importantissimo». E conclude con un appello alla responsabilità collettiva: «Dobbiamo unire le forze contro i femminicidi. Dobbiamo combattere la violenza tutti i giorni, dappertutto. Lo dobbiamo fare perché siamo tutte e tutti coinvolti».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Aprile 2025
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