Trump rialza i dazi: ecco perché rischia di rafforzare gli avversari
L’obiettivo dichiarato è riportare posti di lavoro e produzione negli Stati Uniti, in particolare nella manifattura, settore simbolo della classe media americana. Ma la domanda che si pongono in molti è: funzionerà davvero?

Donald Trump è tornato a colpire sul fronte commerciale. Nella giornata di ieri, il 2 aprile 2025, il presidente ha annunciato un maxi-pacchetto di tariffe su quasi tutte le importazioni negli Stati Uniti.
Una vera “Dichiarazione di Indipendenza Economica”, come l’ha definita lui stesso.
Nel dettaglio:
Su tutte le importazioni scatterà una tariffa base del 10%.
I dazi saliranno al 34% per la Cina.
Saranno del 20% per l’Unione Europea.
Del 24% per il Giappone.
Del 32% per Taiwan.
E addirittura del 46% per il Vietnam.
L’obiettivo dichiarato è riportare posti di lavoro e produzione negli Stati Uniti, in particolare nella manifattura, settore simbolo della classe media americana. Ma la domanda che si pongono in molti
è: funzionerà davvero?
Per rispondere, vale una semplice immagine, quasi da favola sportiva. Immaginate tutte le nazioni del mondo alle prese con gli allenamenti per le prossime Olimpiadi. Tutte decidono di intensificare gli sforzi. Alcune aggiungono ai propri allenamenti il 10% di carico, altre il 20%, il 34% o persino il 46% del loro peso corporeo. Certo, fa male, costa fatica, ma sanno che solo così arriveranno forti e pronte alla competizione.
Solo una squadra prende una scorciatoia: vende i propri pesi agli altri. Ne ricava un guadagno immediato, senza sudare. Il giorno delle gare, però, non ci sono sorprese: vincono proprio le squadre che hanno accettato di faticare, di allenarsi con il peso. Chi si è risparmiato resta indietro.
Questa immagine spiega bene il rischio di politiche protezionistiche come quella annunciata da Trump. Nel breve periodo, alzare muri commerciali può sembrare una mossa difensiva efficace. Ma sul lungo termine, stimola i concorrenti a fare di più: innovare, migliorare, diversificare. Non è una novità. Le guerre dei dazi degli anni passati, compresa la prima stagione di tariffe volute dallo stesso Trump durante la sua presidenza, hanno spesso rafforzato i rivali, costringendoli a investire e a rendersi autonomi dai mercati americani.
Stavolta sarà diverso? Difficile dirlo. Di certo l’annuncio ha già avuto un primo effetto: i mercati hanno reagito con preoccupazione. Wall Street ha chiuso in calo, e settori come tecnologia e vendita al dettaglio, molto dipendenti dalle catene di fornitura globali, hanno registrato le perdite maggiori.
Nel frattempo, in Europa e in Asia si preparano a caricare ancora qualche peso in più sulle spalle, pronti a farsi trovare forti al momento della gara.
“I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere”, Sun Tzu.
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