Il figlio di Mike scrive a Napolitano: “Ci aiuti a ritrovare papà”
A otto mesi dal furto della salma del presentatore la famiglia chiede di non far calare il silezio sulla vicenda: "per noi è una ferita aperta"
Sono passati otto mesi da quella fredda notte di gennaio. Da allora della salma di Mike Bongiorno, trafugata dal piccolo cimitero di Dagnente sopra Arona, non si è saputo più nulla. Oggi, a due anni dalla morte del padre è il figlio Michele, a chiedere di non lasciare calare il silenzio su quella triste vicenda. Lo ha fatto scrivendo una lettera al presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, "un uomo che per la sua saggezza, il suo rigore etico, la sua alta figura, per noi è un simbolo". "Quello che chiedo – sono le parole di Michele – è di aiutarci a non far calare il silenzio su questa vicenda".
"È il silenzio – prosegue la lettera – quello che opprime. Questo nostro mondo vive nel presente, ma ci sono fatti che svegliano le coscienze collettive". Era stato proprio Mike a chiedere di essere sepolto lì, nella tranquillità di quel luogo che amava, vicino alla tenuta della famiglia della moglie Daniela Zuccoli. Una tranquillità interrotta dai misteriosi rapitori che l’hanno fatto sparire. Il dolore causato da quel furto è per la famiglia Bongiorno "una ferita aperta e non si chiuderà mai finché non si potrà scrivere la parola fine a questa storia". Le ricerche però non si sono mai fermate e Michele lo ha voluto ribadire: "sono stati tutti bravissimi, disponibili, ma sta di fatto che non abbiamo ancora trovato nostro padre". "Presidente – conclude – davanti al silenzio ci sentiamo abbandonati".
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