Bossi: “Andremo con Tremonti a trattare con la Svizzera”
Il Senatur ha partecipato al summit di Villa Recalcati tra il ministro Maroni e il consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi: «La Svizzera è un popolo amico ma quei soldi sono importanti»
Basteranno una cena e una birra per risolvere l’arrabbiatura del Canton Ticino e far riavere i soldi dei ristorni ai comuni di frontiera? Per il leader della Lega, Umberto Bossi, «le buone maniere sono importanti» e sarà quello perciò il punto di partenza per far sedere allo stesso tavolo il ministro dell’economia Giulio Tremonti e i "cugini" della Lega dei ticinesi di Giuliano Bignasca. «Continuare a insultarsi non serve a nulla – ha detto il Senatur – andremo su con Tremonti e sistemeremo tutto con una cena e una birra perché gli svizzeri sono un popolo amico». Però quel popolo, amico, da tempo non lo sembra più: tanto da arrivare a bloccare la metà delle risorse che deve versare a Roma (oltre 23 milioni di euro) e che spettano ai comuni di confine, poiché sono soldi prelevati dagli stipendi dei lavoratori frontalieri. Ciò resta confermato almeno finché l’Italia non avrà cancellato la Svizzera dalla sua black list dei nemici del fisco. Per cercare di stemperare la situazione, dopo un vertice di sindaci preoccupati a Ghirla, dure prese di posizioni dei politici di tutti i livelli e repliche infuocate dal partito di Bignasca, nella giornata di oggi sono stati organizzati ben due incontri transfrontalieri: uno nel pomeriggio a Bellinzona tra il presidente della provincia di Varese, Dario Galli e il consigliere di Stato Marco Borradori e uno in serata, a Villa Recalcati. A quest’ultimo, con l’esponente della lega dei Ticinesi, Norman Gobbi, hanno partecipato anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni e l’onorevole Giancarlo Giorgetti.
Umberto Bossi è arrivato a riunione già cominciata dichiarandosi convinto che la situazione si sbloccherà presto: «I ristorni sono importanti per i nostri comuni di confine dove già abbiamo perso molti voti» ha ribadito prima di salire nella sala della presidenza e scendere un’ora più tardi. «Ho già parlato con Tremonti, quello che diciamo per lui va bene. O almeno – precisa – di solito è così. I rapporti con il Ticino sono ottimi e ci auguriamo per questo che si trovi una soluzione al più presto con un popolo così civile e amico e che ci dà lavoro».
«L’incontro con il ministro dell’economia sarà la prossima tappa – ha aggiunto Maroni comunicando di averlo già sentito telefonicamente – dobbiamo mettere nero su bianco tutte le questioni che creano disagio e trovare delle risposte che vadano bene a entrambi i territori». Nel frattempo però il blocco dei ristorni resta confermato: «Sono la nostra carta da giocare per farci valere – ha spiegato il consigliere di Stato, Gobbi ribadendo la posizione del partito -. Dobbiamo aver modo di spiegare le nostre ragioni e anche ciò che nel tempo ha fatto incrinare le relazioni con l’Italia. Il problema non è locale: con la provincia di Varese possiamo continuare a lavorare come abbiamo fatto con la Regio Insubrica. Tra le due leghe c’è vicinanza ma è ovvio che ognuno deve tutelare i propri interessi».
Non c’è nulla ancora di definito dopo i due summit di oggi ma a tranquillizzare i sindaci di frontiera ci prova il presidente della provincia di Varese, Dario Galli: «Mi auguro che Tremonti riveda le sue posizioni – ha dichiarato -. Lui ragiona per dinamiche internazionali ma le conseguenze sui territori non vanno sottovalutate. In questo caso trovo impensabile che uno stato così avanzato dal punto di vista giuridico come la Svizzera venga inserita nella nostra black list. In ogni caso voglio rassicurare, almeno per il momento, i sindaci e ricordare che la quota dei ristorni impiega almeno tre anni per arrivare da Roma alle casse degli enti locali. Questo sì che andrebbe rivisto, il Ticino dovrebbe avere la possibilità di versare quei soldi direttamente ai nostri comuni».
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