Marcegaglia: “Siamo pronti a ragionare sulle rendite finanziarie”
Il presidente di Confindustria dopo aver ringraziato gli amici industriali varesini affronta tutti i temi che hanno contraddistinto il suo mandato: giovani, crescita economica, infrastrutture, sottolinenando l'inefficienza della politica
Quella di Univa è un’assemblea che lascia spazio anche ai sentimenti. Le prime parole di Emma Marcegaglia sono, infatti, rivolte «Agli amici varesini» perché «qui c’è tanta gente che stimo: Graglia, Vago, Bulgheroni, Ribolla Amoroso, Fossa».
È un amarcord vero che dura lo spazio di un attimo e che apre la strada ai temi che hanno contraddistinto il mandato della Marcegaglia ai vertici di Confindustria.
Delocalizzare o non delocalizzare? Questo non è il problema. La vera questione, secondo la Marcegaglia, è infatti un’altra. «Mantenere la testa delle nostre imprese nei territori è un grande valore che noi abbiamo rispetto ad altre tipologie di capitalismo. E’ il territorio che genera valore e questa provincia e questa unione lo dimostrano».
Giovani in azienda – «L’alto tasso di disoccupazione giovanile preoccupa. Noi che siamo i campioni del merito e abbiamo dato vita a un capitalismo famigliare – di cui anche io sono espressione – dobbiamo lasciare più spazio ai giovani anche se non sono parenti e nostri figli».
Il superamento della crisi e la crescita – «Il mondo ha ripreso a crescere in modo forte e la crisi è superata. Ci sono però situazioni diversificate e le opportunità sono nel mondo che cresce. L’Europa cresce meno degli altri continenti e al suo interno si cresce con tassi diversi, ecco perché l’industria deve spingere perché ci sia un maggior coordinamento delle politiche economiche e fiscali a livello europeo. A Noi Basilea 3 ci preoccupa, perché potrebbe portare a un’ulteriore restrizione del credito per imprese e famiglie. Bisogna eliminare lo ius variandi, i mutui non si modificano unilateralmente».
Il Paese, il federalismo e il mercato– «Spesa pubblica e crescita vanno affrontati insieme – dice la Marcegaglia – quindi vanno ridotti entrambi. Il taglio del debito pubblico è del 7% al netto degli interessi. I tagli sulla spesa pubblica vanno valutati uno per uno, perché non tutta la spesa è uguale. Il federalismo puo’ essere un aiuto, ma lo Stato non puo’ continuare a fare troppe cose e deve lasciare più spazio ai mercati. Troppo spesso le aziende pubbliche sono inefficienti e fanno concorrenza sleale a chi sta sul mercato.Se noi avessimo più mercato potremmo avere in dieci anni un 10 % in più di Pil».
La politica e la semplificazione – Emma Marcegaglia non le ha mai mandate a dire al governo, soprattutto negli ultimi tempi. «Se tutti devono fare sacrifici, la politica dia il buon esempio ai cittadini. Questo governo ha fatto passi indietro sulla concorrenza: c’è una corsa in parlamento per avere le tariffe minime e questo non è giusto perché scarica le inefficiente di chi non è bravo su chi invece sta sul mercato.Apprezziamo gli sforzi del governo sulla semplificazione,ma bisogna continuare. Sul Sistri: noi siamo dell’idea che la trasparenza e informatizzazione aiutano, ma i nuovi sistemi devono funzionare altrimenti si scaricano sull’impresa le inefficienze del sistema. Noi abbiamo rispetto per la politica e per il suo primato, però deve cessare la delegittamazione e la conflittualità continua. Vogliamo una politica seria, che si dia delle priorità».
Riforma fiscale e infrastrutture – Le tasse sono un argomento forte di Confindustria e non solo riconducibile a questa presidenza. «La pressione fiscale è enorme, bisogna abbassare le tasse sui lavoratori e le imprese. Siamo pronti a ragionare sulle rendite finanziarie e a combattere l’evasione. Si faccia questa riforma prima della fine della legislatura, noi siamo pronti a ragionare a 360 gradi. Gli stanziamenti per investimenti pubblici sono stati tagliati da 37 miliardi di euro si è passati 27 miliardi».
Una rete vera per aiutare le imprese – «C’è troppa frammentazione tra enti, camere di commercio, regioni, ambasciate. Non c’è una vera rete che aiuta le nostre aziende all’estero per via delle poltrone, delle resistenze, dei conflitti tra ministeri. Privatizzate l’Ice (Istituto per il commercio con l’estero ndr) e noi lo prendiamo in gestione».
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