Il governo svizzero ha deciso l’addio al nucleare
L'atomo sarà progressivamente abbandonato. Le centrali saranno disattivate alla fine del loro ciclo di vita e non saranno sostituite. L'ultima chiuderà nel 2034
La Svizzera dirà progressivamente addio all’energia nucleare. È quanto ha deciso oggi il Consiglio Federale, il governo della confederazione. La scelta arriva anche a seguito del disastroso terremoto in Giappone e dell’avaria nella centrale di Fukushima. Allora, il 23 marzo, Berna affidò al dipartimento federale dell’ambiente l’incarico di mettere a punto nuovi scenari energetici per il paese. In sintesi la decisione dell’esecutivo prevede che le centrali nucleari esistenti vengano "disattivate alla fine del loro ciclo di vita e non saranno sostituite". L’ultima a chiudere dovrebbe essere quella di Leibstadt nel 2034. Lo ha deciso mercoledì il governo. Per garantire la sicurezza di approvvigionamento, il governo svizzero ha annunciato inoltre di voler fare affidamento, nel quadro della nuova "strategia energetica 2050", su un maggiore risparmio energetico (efficienza energetica), sul potenziamento dell’energia idroelettrica e delle nuove energie rinnovabili e, se necessario, sulla produzione di energia elettrica a partire da combustibili fossili (impianti di cogenerazione, centrali a gas a ciclo combinato) e sulle importazioni.
La dismissione, precisa il Consiglio, sarà progressiva. Non esiste la "nessuna necessità di disattivare anticipatamente le centrali nucleari – spiega -. Le verifiche condotte dall’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) hanno confermato che l’esercizio sicuro delle centrali svizzere è attualmente garantito. L’IFSN adotterà le misure necessarie qualora dovessero sopraggiungere dei cambiamenti al riguardo. La sicurezza ha la massima priorità. L’abbandono graduale del nucleare lascia tempo a sufficienza per attuare la nuova politica energetica e per il nuovo orientamento del sistema".
Come la Svizzera crea energia – Attualmente, secondo i dati diffusi oggi dal Consiglio, l’approvvigionamento energetico deriva da quattro fonti: la forza idrica copre circa il 56% della produzione di energia elettrica, il nucleare il 39%, gli impianti termici convenzionali o altri tipi di impianti il 5% circa. "Le attuali prospettive mostrano che un abbandono graduale è possibile a livello tecnico e sostenibile sul piano economico. A causa dell’importante necessità di trasformazione del vetusto parco europeo delle centrali elettriche, i prezzi dell’energia elettrica saliranno in tutta l’Europa. Ciò attenua le ripercussioni di un abbandono progressivo dell’atomo sulla competitività internazionale dell’economia svizzera. I costi economici connessi alla trasformazione e alla costruzione di nuove centrali elettriche nonché alle misure per la contrazione della domanda di energia elettrica si situano, sulla base di prime stime sommarie, tra lo 0,4 – 0,7 per cento del prodotto interno lordo (PIL)".
Seguito della procedura – Il Consiglio federale sottoporrà prossimamente la nuova strategia al Parlamento per le discussioni e i dibattiti. Alla fine della sessione estiva, la strategia verrà rielaborata dal DATEC e dagli altri Dipartimenti competenti sulla base delle discussioni e delle delibere parlamentari, concretizzando le misure di attuazione prese in esame. Per il finanziamento di ulteriori misure, il Consiglio federale vaglierà la possibilità di una tassa d’incentivazione o di un centesimo sull’energia elettrica. In autunno, alla luce di tutto ciò, il Consiglio federale conferirà mandati concreti volti a preparare disegni di legge in materia.
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