L’orgoglio di papà Parolo: “Marco in nazionale coi valori di sempre”

Daniele Parolo, 50 anni, ex presidente di Cna Varese, membro della giunta della Camera di Commercio e vicepresidente vicario di Cna Lombardia, racconta il figlio Marco, appena convocato in azzurro

L’orgoglio di papà Parolo si percepisce dalla voce. D’altra parte un figlio convocato in nazionale non capita tutti i giorni. Ma Daniele Parolo, 50 anni, ex presidente di Cna Varese, membro della giunta della Camera di Commercio e vicepresidente vicario di Cna Lombardia, è abituato a tenere i piedi ben saldi per terra: «L’ufficialità della convocazione in nazionale di Marco è arrivata quando eravamo insieme a Roma – spiega papà Parolo -. Siamo andati dal Papa a prendere la benedizione, e possiamo dire che ha portato bene. Sono immensamente felice: la maglia della nazionale è un orgoglio per lui, per la nostra famiglia e per tutta la provincia di Varese che di giocatori in nazionale non ne ha dati moltissimi nella storia».
 
Chi conosce bene Marco Parolo lo descrive come un ragazzo semplice, uno di quelli che non si è certo montato la testa dopo l’approdo nel grande calcio: «I suoi valori sono quelli di sempre, non è certo cambiato con la notorietà – spiega Daniele Parolo -. Ieri a Roma c’era la maratona e mentre passeggiavamo come semplici turisti due tifosi, uno della Lazio e un altro, lo hanno riconosciuto e salutato con calore: lui quasi si è imbarazzato. Certo, gli fa piacere, ma non ha certo preso modi e atteggiamenti da “divo”». Il 25enne neo azzurro è uno dei tanti ragazzi italiani che ha fatto la cosiddetta gavetta: dalle giovanili del Torino Club al Soccer Boys fino al salto nelle giovanili del Como e poi, col Chievo a controllare il suo cartellino, Pistoia, Foligno, Hellas Verona e Cesena: «L’ho sempre seguito – spiega Daniele Parolo -. Diciamo che di chilometri ne ho fatti parecchi. È stato fortunato a non perdersi, a restare aggrappato al calcio che conta: di ragazzi molto dotati che si sono persi per vari motivi ne ho visto fin troppi. Ha trovato allenatori che hanno creduto in lui, su tutti Bisoli, quello che a Foligno e poi a Cesena lo ha valorizzato e gli ha dato entusiasmo». Come tutti in carriera ci sono stati momenti belli e altri meno positivi: «A Pistoia non è stato facile – commenta il papà del neo nazionale -. Aveva 19 anni, veniva dalla prima esperienza da professionista a Como e per la prima volta è andato fuori casa. Sono stati due anni complicati. L’esplosione c’è stata a Foligno, dove lo stesso Marco mi diceva di aver ritrovato la gioia di giocare, il divertimento vero, l’entusiasmo. Anche l’esperienza all’Hellas Verona è stato importante: i tifosi sono mitici, ma la piazza è difficile, ci sono molte pressioni. Poi Cesena, con la splendida cavalcata che ha portato in A i romagnoli e un campionato duro, ma ricco di soddisfazioni come quello di quest’anno. Credo sia arrivato in serie A al momento giusto: a 25 ha capito che il lavoro paga sempre e poi a Cesena ha trovato un punto di riferimento indispensabile come Antonioli, giocatore formidabile, ma anche uomo con valori forti che trasmette la voglia di impegnarsi e di lottare».
 
E dopo la nazionale? Daniele Parolo non fa voli pindarici, è abituato a pensare in piccolo e poi a decollare se ci sono le opportunità: «L’obiettivo di Marco è arrivare al 22 maggio col Cesena salvo – spiega -. Poi vedremo. Se ci sarà l’occasione saprà coglierla con l’accordo di Chievo e Cesena. Sognare non costa nulla, ma nel calcio di oggi le cose cambiano in frettissima: il sogno con la s maiuscola è il Milan (i Parolo sono tifosi rossoneri), ma anche una squadra impegnata in Europa League andrebbe benissimo».

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Pubblicato il 21 Marzo 2011
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