Ottavo giorno di protesta, più di mille i morti
Il leader libico Muammar Gheddafi è comparso in tv con un discorso duro e dai toni violenti, minacciando una repressione ben peggiore: "O me o il caos"
Ottavo giorno di protesta in Libia e il massacro assume dimensioni enormi. Il bilancio parla di oltre mille morti nella furia che il regime ha scatenato contro la rivolta a Tripoli. Il leader libico Muammar Gheddafi è comparso in tv con un discorso duro e dai toni violenti, minacciando una repressione ben peggiore: «Non sono un presidente, sono un leader, un rivoluzionario e resisterò fino alla morte. Morirò da martire -ha detto nell’ora e un quarto in tv -. Non siamo ancora ricorsi alla forza, ma lo faremo. O me o il caos». Anche ad Est del Paese si contano centinaia di vittime. Il regime ammette 300 morti. Continuano intanto i rimpatri da delle migliaia di stranieri che vivono e lavorano in Libia.
Intanto il direttore della fondazione Gheddafi, che fa capo a Seifulislam Gheddafi, il figlio del Colonnello, ha annunciato di aver rassegnato le sue dimissioni per protestare contro la repressione attuata dal regime nei confronti dei manifestanti. Secondo quanto riferisce la tv araba ‘al-Jazeera, l’ex braccio destro di Seifulislam, Toussef Sawani, ha affermato in un messaggio «di aver rassegnato le mie dimissioni ieri sgomento per le violenze perpetrate». L’ex ministro dell’Interno libico, Abdel Fattah Yunis, sarebbe stato sequestrato.
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