Libia in fiamme, a Bengasi è guerra civile
Scontri nella notte, quasi 300 morti tra i manifestanti. In migliaia sono scesi in piazza, i militari si sono uniti alla protesta e il mondo chiede al colonnello di far cessare la repressione
L’onda d’urto della rivoluzione africana sta bruciando anche la Libia di Gheddafi. L’epicentro della guerra civile è Bengasi dove i fedelissimi del dittatore hanno lanciato, secondo le testimonianze, razzi contro la folla provocando 285 morti.
La situazione è molto tesa: in migliaia sono scesi in piazza, i militari si sono uniti alla protesta e il mondo chiede al colonnello di far cessare la repressione.
Il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, in un messaggio video, ha paventato il ritorno ritorno al potere coloniale dicendo che «se non arriviamo oggi a un accordo sulle riforme, non piangeremo solo 84 morti, ma migliaia e in tutta la Libia scorreranno fiumi di sangue». Nel discorso è stato fatto più volte l’accenno a non meglio precisate «forze straniere» e «sepatatisti» che hanno messo in atto un «complotto» contro la Libia».
Ha parlato di ”giusta rabbia della gente” a Bengasi e in altre citta’ per le persone che sono rimaste uccise, ha ammesso che ”sono stati commessi degli errori”, con l’esercito che ”non era preparato” a una simile situazione e si e’ fatto cogliere dalla tensione.
L’europa, e l’Italia in primis, sono terrorizzati dall’ondata di profughi che nelle prossime ore potrebbero prendere il mare.
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