Ruzzier e Douglas da tregenda. Strautins ce la mette tutta
Prova disastrosa per le due guardie titolari e per il loro "backup" Jakovics. L'ala lettone lotta dal primo all'ultimo minuto, Scola si scatena in attacco a partita andata
MORSE 5 – Giudizio fotocopia di quello dato dopo altre partite simili. Qualche bel colpetto qua e là, in mezzo a diversi passaggi a vuoto ed errori di posizionamento che ne mettono in luce i difetti e l’inesperienza. Ma davvero qualcuno pensa – sì, qualcuno lo pensa – che si debba partire da un suo addio per raddrizzare questa squadra? Anthony almeno, nel buio, qualche mazzata la tira.
SCOLA 6,5 – I trentatré punti mascherano una partita che nel primo tempo si è purtroppo confusa nella mediocrità del resto della squadra. Colpevole al pari dei compagni del cataclisma iniziale, tiene almeno a rimarcare le differenze tra uno che, comunque, prima di affogare annaspa, risale, si sbatte, prega. Attorno a lui invece in troppi vanno giù come dei piombi.
Giusto per rispondere a chi parla del General come un peso: se hai l’occasione di prendere Scola lo prendi senza alcun dubbio. E poi fai lavorare tutti per proteggerlo in difesa e in quegli aspetti dove neppure lui può fare miracoli. MVP ex aequo con Strautins per i lettori della #direttaVN
DE NICOLAO 5,5 – Sufficiente no, perché l’impegno deve essere almeno affiancato da qualche risultato e quelli – gratta gratta – a Sassari non arrivano (6 punti ma 2 su 9 al tiro, con alcuni errori da libero). Però la grinta non manca mai, a costo di un fuori giri, di un fallo di troppo, di un tiro forzato. Bulleri lo ha capito tant’è vero che in corso d’opera Giovanni alla fine ha un minutaggio pari a quello di Ruzzier. E se va avanti così, gli ruba anche il posto in quintetto.
JAKOVICS 4 – Segnali di risveglio contro la Virtus, prontamente soffocati da un’esibizione sarda da dimenticare. Ne fa una sola giusta, una tripla a spezzare la carestia del primo periodo, poi però fallisce quella successiva da libero come a dire “scusate, prima ho esagerato”. Per il resto, è un inno alla sventura tra tiri sbilenchi (1/8), palle perse (2), una stoppata subita e addirittura la peggior valutazione (-7) dell’intera partita.
RUZZIER 3,5 (IL PEGGIORE) – Si avvicina paurosamente a quel mitologico voto 3 assegnato tanti anni fa a Tierre Brown (uno che a un certo punto i tifosi soprannominarono Cane Malato, compagno di squadra di Pecora Morta Melvin…), probabilmente il peggior giudizio espresso in una pagella di VareseNews. Del resto, non vediamo alcun motivo per dargli mezzo punto in più, facendo scorrere un tabellino che poteva essere utilizzato ieri sera (leggi: Halloween) per spaventare la gente. Altro che sangue finto o travestimenti da strega. L’emblema della sua partita? Un passaggio tra i piedoni del povero Morse che si era mosso correttamente verso il canestro. Conti lo striglia pubblicamente: servirà a qualcosa?
ANDERSSON 4,5 – Pòra stéla, nel gorgo negativo alimentato da diversi suoi compagni di squadra, stavolta trova anche qualche guizzo sotto canestro e porta a casa sei punti. Però è davvero sotto lo standard minimo richiesto: partenze impacciate, posizioni difensive… originali (basti vedere certi canestri concessi a Tillman), nessuna vera sterzata. Crepuscolo.
STRAUTINS 7 (IL MIGLIORE) – Solo applausi per il giovane lettone che avrà anche un volto con una sola espressione ma che sul campo trova tanti modi per farsi notare (in positivo, a differenza di quelli con la sua stessa maglia). Avvio ruspante, secondo periodo commovente tra canestri propri, correzioni vincenti e rimbalzi agguantati per mettere una pezza alle brutture dei compagni. Fa la guerra da solo fino all’arrivo del General, stavolta giunto in ritardo e, per noi, resta il migliore in campo per distacco. MVP ex aequo con Scola per i lettori della #direttaVN
FERRERO s. v. – Cinque minuti e rientro zoppo in panchina. Potrebbe essere un problema serio a un piede, e sarebbe l’ennesima disdetta di una domenica orribile. Incrociamo le dita per il capitano.
DOUGLAS 4 – Prestazione sconcertante, quando invece si sperava in un cambio di rotta. Comincia con un bel canestro che non è una tripla per questione di centimetri, ma non dà neppure il tempo di illudersi perché la sua partita finisce lì. Poi fa da sponda in attacco e da casellante in difesa, con gli occhi di uno finito dentro a un turbine senza neppure capire perché si trovi lì. La prossima volta, scambiate la sua borraccia con quella di Scola, chissà mai…
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