“A casa con i sintomi del Covid e senza sapere cosa fare”
La testimonianza di una nostra lettrice che per giorni, insieme al marito, ha cercato invano di contattare medico di base e numeri verdi per avere informazioni senza ottenere risposte
Buongiorno,
vorrei segnalare un episodio di cattiva gestione del problema Covid a Varese.
11 giorni fa mio marito ha cominciato ad avere febbre, senso di debolezza, tosse, mal di reni. Alcuni nostri amici con i quali eravamo stati in contatto avevano gli stessi sintomi e il loro medico li ha inseriti nella lista per fare il tampone: uno dei due, quello che stava peggio di tutti è riuscito a fare il tampone solo dopo 8 giorni dalla segnalazione. Entrambi sono risultati positivi al Covid ma non è stato chiesto loro di fare il tracciamento né di comunicare con chi erano stati a contatto. Per due giorni abbiamo cercato invano di contattare il nostro medico, il quale si è poi giustificato dicendo di essere oberato di lavoro e di non riuscire a far fronte alle richieste dei pazienti. Secondo lui, mio marito aveva una semplice influenza di stagione.
Dopo due giorni ho cominciato ad accusare anche io i sintomi, sinusite, perdita di gusto e olfatto e di nuovo abbiamo provato a contattarlo per avere informazioni sul da farsi (isolamento? avvisare le persone con cui ero stata in contatto?). Non avendo ottenuto risposte, ho provato a chiamare i vari numeri verdi e centralini di ATS che in teoria sono a disposizione per il cittadino, ma sono ben 5 giorni che provo invano: la linea è perennemente occupata, o non disponibile o suona a vuoto.
Nessuno ci ha dato indicazioni su isolamento, quarantena. Sono riuscita a contattare il numero di pubblica utilità 1500, dove continuavano a dirmi di contattare il mio medico.
Domenica 1 novembre – dopo 8 giorni – finalmente siamo stati inseriti nella lista per fare il tampone. Nessuno ci ha ancora chiamati. I centralini di ATS e il numero verde continuano a non rispondere, addirittura a un certo punto il nastro registrato dice “lasciare un messaggio”.
Io e mio marito stiamo migliorando. Tuttavia mi chiedo come può fare una persona sola o una persona anziana a districarsi in mezzo a questa disorganizzazione: non c’è nessun tipo di aiuto, di assistenza, di informazione pratica. I medici stessi non sanno cosa fare. I servizi del comune- ove ci siano – messi a disposizione per la consegna a domicilio di spesa e medicine si basano solo sull’aiuto di volontari e non sono pubblicizzati.
Ho avuto modo di parlare con altre persone nella mia stessa situazione: non sappiamo cosa fare, non c’è assistenza, non ci sono aiuti. Qualcuno addirittura ha paura che – a questo punto – nemmeno l’ambulanza intervenga per motivi gravi.
Siamo allo sbaraglio e possiamo fare affidamento solo sul nostro senso di responsabilità e di rispetto nei confronti di persone che potrebbero avere seri problemi di salute se contraessero il virus.
Vorrei che questa lettera venisse pubblicata, per dar voce a tutte quelle persone che non sanno cosa fare, chi contattare, che non usano internet, che sono soli.
Grazie
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