Alessandra e Manna lanciano Lilliput, l’associazione che tende una mano agli hikikomori
Primo appuntamento on line l'1 dicembre con un incontro su Zoom. L'associazione fondata da Alessandra Locati e Manna Guscelli accende un faro sul fenomeno dei giovani che si ritirano dalla società
Con il covid e le conseguenti norme che ci costringono a stare a casa l’urgenza di Alessandra Locati e Manna Guscelli, due giovani psicoterapeute di Busto Arsizio, si è fatta sempre più pressante: «Ci sono decine di migliaia di ragazzi tra i 14 e i 25 anni che hanno deciso di ritirarsi dalla società e stanno confinati in casa o, peggio ancora, in cameretta dove nemmeno i genitori possono accedere. Abbiamo deciso di occuparci del fenomeno degli hikikomori».
Hanno deciso di farlo attraverso un’associazione di promozione sociale che hanno chiamato Lilliput aps (www.lilliputaps.it) e si presenteranno ai cittadini il prossimo 1 dicembre con una diretta su zoom, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Busto Arsizio, nella quale presenteranno l’associazione, gli obiettivi che persegue e con quali metodi.
Lilliput nasce dall’esperienza clinica di due persone che si erano rivolte allo studio di Alessandra e Manna: «È nata una vera e propria passione per questo fenomeno che è in grande espansione. Abbiamo seguito entrambi dei corsi per specializzarci e abbiamo deciso di offrire un servizio pubblico a prezzo calmierato (35 euro a seduta) che una parte serve a finanziare le attività dell’associazione e una parte va al professionista» – spiegano.
Il metodo seguito dalle due professioniste mira a prendere in carico in maniera separata genitori e figli per creare due percorsi paralleli finalizzati a mettere a fuoco i problemi che stanno alla base del ritiro sociale da parte del giovane: «Da un lato c’è il rapporto tra padre e figlio e tra madre e figlio e dall’altro il rapporto tra il ragazzo e la società. Questo fenomeno, di cui si è avuta la prima evidenza clinica negli anni ’80 in Giappone, è caratteristico del nostro modello di società che richiede una grande fatica da parte dei ragazzi per essere all’altezza della scuola, delle attività sportive, dei propri interessi e in relazione con gli altri».
L’associazione punta ad entrare nelle scuole per fare prevenzione, per dare gli strumenti ai ragazzi e agli insegnanti in modo da poter cogliere l’insorgenza del fenomeno prima che diventi un’onda che travolge. In questo momento, però, nemmeno i ragazzi riescono a mettere piede nella propria scuola e per questo le due psicoterapeute hanno deciso di avviare un primo incontro online: «Nel mese di novembre la nostra associazione aveva in programma due incontri formativi rivolti alle famiglie, organizzati con il patrocinio del comune di Busto Arsizio. Vista l’emergenza sanitaria abbiamo annullato l’evento, previsto in presenza, con l’intenzione di riproporlo quando sarà possibile. Non abbiamo però rinunciato alla proposta e, vista la situazione molto delicata che stiamo attraversando, abbiamo sentito necessario e opportuno comunque dedicare uno spazio ad una delle tematiche a noi molto care, come l’utilizzo che l’adolescente fa del web. Ci sembra importante aprire riflessioni, forse in qualche modo ancora premature, in un momento che ci vede tutti, e in particolare gli adolescenti, costretti nelle nostre case e stanze».
Perchè è importante questo momento di incontro? «Molti genitori ci chiedono quale sia la “giusta misura” di tempo da passare videogiocando, chattando, navigando… Ancora di più in questo tempo indifferenziato, che ha perso del Tempo qualsiasi connotazione conosciuta e che ha momentaneamente privato i giovani di una routine rassicurante, seppur impegnativa. Nell’incontro che proponiamo è nostro intento provare a declinare quali potrebbero essere i significati, il senso, i limiti dell’utilizzo del web, cercando di coglierne gli aspetti qualitativi e insieme provando a identificare un “quando” il genitore potrebbe e/o dovrebbe cogliere in questo utilizzo un oltre misura. Proveremo a dialogare con il mondo degli adolescenti di oggi, inseriti nello spirito di questo tempo, e impegnati nella ricerca identitaria del proprio esistere. Cercheremo di sottolineare come in questo importante compito evolutivo si possa cogliere insieme grandiosità di sé e vissuti di svalutazione, nella responsabilità che abbiamo come professionisti di accompagnare a guardare in un mondo che forse ancora non si è ri-conosciuto».
L’appuntamento è previsto per le 21,00 dell’1 dicembre e prevede la presenza anche di una psicologa volontaria dell’associazione, Martina Vanetti. Per iscriversi è necessario scrivere alla mail lilliput.bustoarsizio@gmail.com. L’incontro sarà diviso in tre parti: la prima riguarda le tappe evolutive dell’adolescente contestualizzate alla nostra epoca socio-culturale profondamente condizionata dal virus; la seconda si occuperà dell’utilizzo dei videogiochi e dell’analisi dei videogiochi più giocati dai ragazzi (minecraft, fortnite su tutti); la terza parte affronterà il tema dell’identità reale e dell’identità virtuale, ovvero come la funzione psicologica virtuale del giocare, agisce su un adolescente.
Secondo un recente studio gli hikikomori in Italia sono almeno 120 mila ma potrebbero essere molti di più perchè, per vergogna o per mancanza di conoscenza del problema, molti genitori non ne parlano. L’Italia si posiziona tra i paesi con il maggior numero di giovani ritirati sociali in Europa e nel Mondo. La vicenda, che riguarda principalmente giovani tra i 14 e i 25 anni, sembra essere molto radicato al nord Italia.
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