Sacro e profano a tavola: al Quadrifoglio si festeggia Sant’Antonio
La ricorrenza sarà salutata sabato sera dalla Comuità di Base con una cena tutta dedicata al maiale e alla tradizione culinaria, tra zamponi, cassoeula, salami... allieteranno la serata le note dei Beans Bacon & Gravy
Metà gennaio, tempo di celebrare degnamente Sant’Antoni dul Purscèl.
I cattolici ne festeggiano la ricorrenza il 17 gennaio. Anticipando di due giorni, sabato 15 gennaio alle ore 20 presso il Quadrifoglio di via Lodi a Borsano di Busto Arsizio si terrà una cena conviviale ("agape") organizzata dalla Comunità di Base per… "degnamente onorare le migliori tradizioni culinarie lombarde". E c’è da credere che a zampone, cassoeula, cotechino, affettati, si farà… la festa.
Come sempre, è previsto che ognuno dei partecipanti porti cibi, vino, dolci, frutta da condividere con gli amici. Ad allietare ulteriormente latmosfera ci penserà una band di lungo corso come mentre i Beans Bacon &Gravy (Celso Costantini – banjo, contrabbasso e voce, Angelo Nuzzo – dulcimer, autoharp, mandolino e voce, Mauro Rogora – violino, banjo, chitarra e voce, Paolo Rusconi – chitarra e voce, Sergio Tosi – voce solista, organetto diatonico, percussioni) che porteranno il meglio del loro repertorio di musiche popolari.
Per preparare adeguato numero di coperti nello spazio limitato del Quadrifoglio meglio segnalare la presenza entro il 13 gennaio telefonando a Gil 335 1318821 / Pino 3280179091 / 3478256242.
– Il Santo e il suo legame iconografico con il maiale
Sant’Antonio Abate, o Sant’Antoni dul Purscèl come si dice da queste parti per distinguerlo da quello di Padova, era un eremita vissuto (e lungamente) in Egitto a cavallo tra III e IV secolo dopo Cristo: fu il padre fondatore del monachesimo e primo degli abati. Una figura che nell’iconografia tradizionale cattolica è spesso accompagnata da un maiale con una campanella al collo ed è pertanto, fra le altre attribuzioni, "patrono" di salumieri e macellai, oltre che degli animali domestici in genere. Particolarità che deriva da un’usanza nata dall’ordine degli Antoniani, derivato da quello benedettino alla fine dell’XI secolo della nostra era: a questi frati era concesso, eccezionalmente, di poter allevare e tenere maiali all’interno dei centri abitati, dove gironzolavano con una campanella al collo. Il grasso delle bestie veniva usato, tra l’altro, per curare, ungendoli, i malati di herpes zoster, affezione detta, appunto, fuoco di Sant’Antonio.
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