Un film tutto blu o in stop motion? Ecco dieci film bizzarri scelti da Filmstudio 90
Il direttivo di Filmstudio 90 ha selezionato una lista di dieci titoli strani, proiettati durante i suoi trent'anni di attività. Intanto continua il crowdfunding
Originali, bizzarri, eccentrici, strani, stranianti. Il direttivo di Filmstudio 90 ha selezionato una lista di dieci titoli, tra i più particolari, proiettati durante i suoi trent’anni di attività.
Una lista per esorcizzare il 2020, un anno strano e particolare che ha inciso sulla vita di tutti. Ecco quindi qualche consiglio per dire addio definitivamente all’anno appena passato e dare il benvenuto all’anno nuovo.
La lista dei dieci film è proposta dal direttivo di Filmstudio 90 ed è commentata dal presidente Giulio Rossini. Filmstudio 90 è una realtà nata trent’anni fa a Varese ed è da sempre impegnata nella promozione del cinema di qualità. Alla fine di dicembre ha lanciato una raccolta fondi chiedendo il sostengo di tutta la sua tribù, si può aderire qui.
Be Kind Rewind – Gli acchiappafilm di Michel Gondry (2007): ricordate le videocassette e i negozi che le noleggiavano? La vena surreale di Gondry si dispiega mirabilmente nella ricostruzione dei vecchi film compiuta da due improvvisati registi amatoriali.
Holy Motors di Leos Carax (2012): zeppo di riferimenti cinefili, un film sull’uomo visto come animale recitante, mimetico e imitativo, girato come apologo filosofico che segue il signor Oscar nei suoi strani appuntamenti dall’alba alla notte. Affascinante e respingente al contempo.
Ken Park di Larry Clark (2002): la faccia scura dell’America raccontata attraverso la sessualità distorta di un gruppo di adolescenti, in un film provocante e audace che fece scandalizzare i festival prima di diventare, a suo modo e non per tutti, un film di culto.
Manifesto di Julian Rosefeldt (2017): una straordinaria Cate Blanchett interpreta tredici ruoli in questo film saggio, che descrive i movimenti artistici del Novecento in questa esperienza unica e affascinante. Arte e vita quotidiana si fondono in modo creativo e socialmente pregnante.
Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson (2015): una efficace animazione in stop motion, premiata a Venezia, per raccontare chi siamo, un’avventura intima che pone molte domande sulla debolezza degli essere umani attraverso la storia di un uomo qualunque che scopre la fragilità dell’amore. Non per tutti, ma geniale.
The Lobster di Yorgos Lanthimos (2015): la violenza psicologica della società in un apologo inquietante. In un futuro immaginario, essere single è proibito, per non essere arrestati e portati in un grand hotel con l’obbligo di trovare un compagno o una compagna.
Totò che visse due volte di Daniele Ciprì, Franco Maresco (1998): ambientato a Palermo, un affresco grottesco, irriverente e decisamente disturbante, popolato da personaggi disperati e blasfemi, in un futuro degradato e senza speranza dove mai come adesso Dio è morto.
Luna papa di Bakhtiar Khudojnazarov (1999): condotto da un ritmo travolgente, la storia di una giovane sedotta e messa in cinta da un uomo di cui non ha visto neppure il volto. Tra satira sociale e realismo attraversato da visioni oniriche, una sarabanda di situazioni grottesche che ricorda Kusturica.
Dawson City – Il tempo tra i ghiacci di Bill Morrison (2016): meritevolmente distribuito dalla Cineteca di Bologna, un documentario davvero unico che racconta del ritrovamento di centinaia di pellicole in in magazzino sepolto, la corsa all’oro, le radici del capitalismo americano. E c’è anche il bordello aperto da Fred Trump.
Blue di Derek Jarman (1993): l’ultimo film del regista britannico, diventato cieco a causa dell’Aids, che avevamo programmato al cineclub tanti anni fa. Sfidiamo chiunque a vedere un film di 74′ dove lo schermo è… blu.
Lo si può vedere qui:
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