Dario Andriotto, il talent scout sull’ammiraglia della Eolo-Kometa
L'ex corridore di Busto Arsizio è uno dei quattro tecnici al servizio della squadra di Basso e Contador: "Ivan e Alberto sono fuoriclasse anche scesi di sella. Amo il ciclismo giovanile: c'è spazio per trovare nuovi talenti"
Una maglia di campione del mondo (nel “quartetto”, ad Agrigento 1994), cinque successi da professionista, una lunga militanza nelle squadre italiane (spesso accanto a Stefano Garzelli) e ben 17 partecipazioni ai grandi giri. La vita agonistica di Dario Andriotto, ricca di soddisfazioni è però alle spalle: da qualche anno il 48enne di Busto Arsizio ha intrapreso la carriera di direttore sportivo e dopo una buona gavetta è pronto a guidare dall’ammiraglia la nuova Eolo-Kometa.
Il “Drugo” è uno dei quattro diesse scelti dalla formazione di Basso e Contador per lo sbarco nel ciclismo di alto livello, uno dei due giovani – insieme allo spagnolo Jesus Hernandez – chiamati in un certo senso a fare da contraltare agli espertissimi Stefano Zanatta e Sean Yates in una squadra ricca di corridori poco più che ventenni.
Dario, il lavoro con la nuova Eolo-Kometa è stato lo sbocco naturale di quanto fatto nelle ultime stagioni?
«Sì, abbiamo fatto tre anni di sacrifici con la squadra continental, ora è arrivata questa svolta importante con cui siamo arrivati a un salto di qualità. Quando ho iniziato a collaborare ero l’unico italiano in uno staff tutto spagnolo ma fin dal principio sono stato in grande sintonia con tutti i componenti del team: la lingua non è mai stata un problema anche se nel frattempo spero di aver migliorato il mio spagnolo. Di sicuro mi sono trovato molto bene e sono pronto a ricominciare».
Da corridore ha corso accanto a tanti grandi del recente passato. Che effetto le fa continuare a lavorare per due “big” come Basso e Contador?
«Ivan e Alberto, come tutti i grandi campioni, dimostrano di avere qualcosa in più anche al di fuori dello sport praticato. Basti vedere all’operazione di cui stiamo parlando: in un momento complicatissimo hanno convinto uno sponsor del calibro di Eolo a investire nel ciclismo, hanno tenuto un partner importante come Kometa e hanno rilanciato le ambizioni della squadra. Questi sono colpi da maestro, da fuoriclasse anche al di là del ciclismo».
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Come vi dividete i compiti all’interno del gruppo dei direttori sportivi? Conosce già quale sarà il suo calendario?
«Sean Yates porta con sé una grande esperienza a livello internazionale e lui sarà un il supervisore di tutta la squadra. Io e Zanatta seguiremo principalmente i corridori italiani, Hernandez il blocco spagnolo: di sicuro Stefano ha accumulato tanta esperienza in ammiraglia, io e Jesus avremo molto da imparare da persone come lui e come Sean».
È vero che ha un buon fiuto da talent scout?
«Così dicono… io cerco di lavorare tanto nell’ambito delle corse giovanili: quando non ho impegni da direttore sportivo amo assistere a queste competizioni, parlare con i dirigenti e con i ds delle piccole realtà dalle quali, però, può uscire qualche ragazzo interessante. Con noi c’è per esempio Fancellu che è di Binago, sono passati i vari Oldani, Moschetti, Puppio. C’è un giovane toscano come Acco e nella squadra under23 abbiamo chiamato il milanese Montoli e il valtellinese Piganzoli, entrambi molto interessanti in chiave futura».
A proposito di Antonio Puppio, lei è stato lo scopritore del corridore di Samarate, ottimo cronoman, che però ha deciso di non “sposare” la Eolo-Kometa. Le dispiace questa scelta?
«Sì, senza dubbio. La decisione è stata sua, ha preferito continuare per un altro anno a gareggiare soprattutto con gli under 23 (nel team sudafricano Qhubeka Continental, collegato alla world tour Qhubeka-Assos ndr): spero di ritrovarlo presto nel gruppo dei professionisti».
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