Lo Rollit: è tornato lo Svarione degli anelli, con la parodia dello Hobbit
Della saga originale restano Fabio e Shella, cioè Ganjalf e Lexotan: ma hanno trovato chi ha raccolto la loro eredità
Lo Svarione degli Anelli è tornato, con una nuova trilogia di parodie che fa “il verso” allo Hobbit, ed è subito un successo in rete.
Lo Rollit (questo il nome della nuova puntata dello Svarione) è però non solo un nuovo episodio dell’attesissima e ironica saga, ma anche la prova di un passaggio di testimone: divenuti ormai adulti, i ragazzi di Clistere.org hanno potuto trasferire la loro passione e le loro conoscenze ad un gruppo che ha saputo raccogliere con onore la loro eredità.
«L’idea “malsana” è nata nel 2016, oltre 4 anni fa – spiega uno dei componenti del nuovo team, Federico Grossini – Abbiamo contattato innanzitutto quelli che lo Svarione lo avevano rimasterizzato in HD, visto che la “versione originale” era ormai obsoleta. Loro però ci hanno segnalato che i veri “inventori” della saga non erano loro e hanno organizzato una serata per conoscersi tutti: da lì siamo usciti con l’intenzione di concludere il lavoro creando la parodia dello Hobbit. Purtroppo non avevamo decisamente idea di quello a cui andavamo incontro: e portare a termine il progetto si è rivelato molto più difficile di quel che sembrava».
I “veri inventori della saga” sono per noi molto noti: i creatori delle avventure nella “terra di Merdor” sono del gallaratese e li abbiamo scoperti e intervistati anni fa. Due di loro, Fabio Macchi e Carlo “Shella” Mascella, hanno fatto da “zii” alla nuova formazione – che è invece concentrata più dalle parti di Milano e limitrofi, tra Paderno Dugnano e Cusano Milanino – e hanno garantito la “continuità artistica” prestando ancora le loro voci, in particolare quella, intramontabile, di Ganjalf, che è di Fabio Macchi.
“BENVENUTI NELLA TERRA DI MERDOR”: L’ARTICOLO DEL 2006 CHE ANNUNCIAVA LO SVARIONE DEGLI ANELLI
«Il primo trailer su Youtube è uscito nel 2016, ma era discutibile. E, soprattutto, diverso dal film che ne è venuto fuori dopo – continua Grossini – avevamo sottovalutato la difficoltà, e in mezzo ci sono stati molti dubbi: siamo arrivati a fare dieci versioni di una scena per ottenere quella definitiva. Non avevamo un metodo di lavoro, lo facevamo come lo fanno degli amici che si ritrovano la sera. Ci abbiamo perso tre anni, ma poi abbiamo capito che era necessario avere un metodo e un’organizzazione: quando abbiamo cominciato a farlo ordinatamente, in un anno siamo riusciti a chiudere».
Il team al lavoro per la realizzazione de Lo RollitSistemati tutti i problemi e aperti i canali social del film, il 19 dicembre 2020 Lo Rollit è stato finalmente pubblicato: «E quando è uscito è stato subito un successo. Il 98% dei commenti scrivevano di averlo apprezzato, e anche la critica web specializzata ci ha lodato» ha sottolineato Federico.
Intanto, Lo Rollit ha già macinato 10.000 download e circa 200.000 visite al sito, mentre funzionano anche le donazioni sul sito. «Sono ovviamente volontarie, chi vuole se lo può guardare tranquillamente gratis. Ci servono però per proseguire con la seconda e la terza parte: noi non abbiamo messo in tasca un euro. Servono per tutte le attività collaterali alla sua uscita, come la pubblicità o certi servizi digitali a pagamento».
I giovani realizzatori dello Rollit, “il Fede”, “il Mek”, “il Simo” e “il Pietro”, nel frattempo sono diventati trentenni e, lavorando in un mondo dove il marketing passa prevalentemente sui social, hanno molta più possibilità del movimento dei giovani di Clistere.org, che quindici anni fa si muovevano in un contesto profondamente diverso.
I “papà” dello Svarione però sono contenti di avere trovato chi ha raccolto l’eredità delle loro fatiche: e se Shella – pur avendo dato il suo apporto fondamentale alla nascita della nuova trilogia – non vive più nemmeno in Italia, Fabio non solo ha continuato a fare la voce di Ganjalf ma ha dato la sua disponibilità per doppiare anche le due prossime puntate. «Lavorare con loro è stato divertente, tanto tosto e ci ha insegnato come gestire un lavoro di team – conclude Grassini – Infatti con il due e il tre partiamo già “in quinta”».
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