L’indagine di Cna: quattro imprese artigiane su cinque hanno concluso l’anno in rosso
Luca Mambretti: «Il 2020 è stato un anno orribile per artigiani e piccole imprese». Presentati i dati di un'indagine curata dal Centro studi della confederazione nazionale
Quattro imprese artigiane su cinque hanno concluso in rosso il 2020: a rilevarlo è un’indagine curata dal Centro studi Cna che analizza un campione di ben 12mila imprese in Italia con fatturato fino a cinque milioni.
In dettaglio, l’80,8% delle imprese artigiane della manifattura e dei servizi ha chiuso i conti 2020 in perdita, con un calo medio del fatturato pari al 27,2% rispetto al 2019. Nella manifattura, in particolare, il 78,1% delle imprese ha chiuso in rosso con una riduzione media del 26,2%. In alcuni comparti, però, le imprese in perdita e la perdita media sono ben più rilevanti. Nella produzione di gioielli si è registrato un tonfo record con l’88,1% delle imprese in perdita e un calo medio del 32,6%. Nell’abbigliamento-tessile-pelletteria le imprese in perdita hanno toccato il livello dell’85,8% con un calo medio del 31,7% del fatturato. E nelle produzioni per il tempo libero e lo sport l’85,7% e il -32,4% rispettivamente.
All’estremo opposto le costruzioni: grazie alle misure di incentivazione (come il Superbonus 110%), ha visto finire l’anno in rosso il 68,8% delle imprese con una perdita media del fatturato pari al 26%. La situazione nel settore dei servizi è ancora peggiore: l’86,4% delle imprese ha accusato una perdita media di fatturato del 28,4%. In alcuni comparti il calo ha interessato la quasi totalità delle imprese: si va dal 98,7% nel trasporto persone al 94% del benessere alla persona (acconciatori ed estetisti), dal 92,5% della ristorazione al 92,4% delle tinto- lavanderie, dal 91,1% dell’intrattenimento al 90,9% dell’alloggio. In questo quadro complessivamente drammatico quasi una impresa artigiana su cinque, per la precisione il 19,2%, ha registrato un fatturato superiore a quello dell’anno precedente segnando un incremento medio del giro d’affari pari al 19%. Il caso dell’edilizia è il più eclatante: a fronte di un terzo delle imprese, che ha accusato una perdita media del 26% del fatturato, un altro terzo lo ha aumentato del 23%.
«È una indagine dalla quale emerge la necessità di una forte discontinuità nelle modalità di determinazione e nei tempi di erogazione degli aiuti rispetto agli interventi dello scorso anno – commenta Luca Mambretti, presidente di Cna Varese – In particolare, sottolinea la Confederazione, andrebbe evitata la tagliola del calo minimo di fatturato pari al 33%, che potrebbe escludere dagli indennizzi molte imprese che pure hanno subito un forte calo di giro d’affari, sostituendo tale strumento con un meccanismo a scalare che riduca il beneficio da una certa soglia fino ad annullarlo per i valori di perdita inferiori alla media».
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