Accordo sindacale al maglificio Dama, 60 lavoratori in uscita volontaria

Il sindacato: «Accordo responsabile». Un primo gruppo di lavoratori con buona uscita ha lasciato l'azienda tra novembre e dicembre. Altre trenta persone lasceranno entro la fine di marzo

Generica 2020

Alla Dama spa, grande azienda di Varese del settore tessile nota nel mondo per il marchio Paul & Shark, è stato raggiunto un accordo sindacale unitario per l’uscita volontaria di circa 60 lavoratori su un totale di 350 dipendenti. A firmare l’accordo Ernesto Raffaele (Filctem Cgil), Alessandra Savoia (Femca Cisl dei Laghi) e Antonio Parisi (Uiltec Uil).

La trattativa tra azienda e sindacati era iniziata nel novembre scorso. I lavoratori che hanno optato per l’uscita volontaria – non solo dipendenti vicini al pensionamento  – hanno ricevuto un incentivo in denaro e per quelli che avevano ancora ferie da smaltire l’azienda ha provveduto a rimborsarle. Una prima parte dei 60 lavoratori è rimasta a casa già tra novembre e dicembre. Per settimana prossima è invece prevista l’uscita di un secondo gruppo di trenta lavoratori, comunque non oltre il 31 marzo, termine ultimo dell’accordo.

Già prima dell’inizio della pandemia, il maglificio Dama aveva manifestato alcuni problemi e annunciato una ristrutturazione che originariamente avrebbe coinvolto tra i 100 e i  150 lavoratori.

UNA SCELTA RESPONSABILE

«La Dama è sempre stata un’azienda solida – spiega Ernesto Raffaele della Filctem Cgil – ha pagato come tante altre aziende del settore, per lo meno quelle fortemente internazionalizzate, l’effetto disastroso della pandemia sui mercati. Da marzo dello scorso anno, ha avuto accesso alla cassa integrazione per Covid e anche in quell’occasione abbiamo fatto accordi unitari sia per gli anticipi della cassa che per le rotazioni. L’azienda ha avuto un atteggiamento decisamente collaborativo anche nel raggiungimento di quest’ultimo accordo che guarda soprattutto in prospettiva per un’auspicabile ripresa».

L’accordo siglato dai sindacati di categoria e l’azienda fa riferimento all’articolo 14 del decreto di agosto 2020, norma che “ammorbidisce“, in situazioni ben circoscritte, il blocco dei licenziamenti, consentendo accordi collettivi aziendali di risoluzione del rapporto di lavoro, riconoscendo la Naspi (più incentivi) ai dipendenti che liberamente vi aderiscono. Il maglificio Dama non rimarrà un caso isolato perché già altri accordi simili stanno maturando in alcune grandi imprese del Varesotto.

«L’accordo ha avuto una grande adesione, più di quello che sindacalmente ci aspettavamo – commenta Carlotta Schirripa segretario della Femca Cisl -. Abbiamo scelto la migliore strada percorribile per salvaguardare il più possibile l’occupazione e permettere anche un ricambio generazionale, consentendo così all’azienda di guardare con qualche prospettiva in più alla ripresa».

Tra i lavoratori che hanno scelto di andarsene dalla Dama, oltre a quelli che aspiravano al prepensionamento, c’era anche chi voleva in qualche modo rimettersi in gioco al di fuori dell’azienda e per farlo ha colto la possibilità offerta dall’incentivo. «Stiamo parlando di lavoratori che l’azienda aveva formato a sua immagine e somiglianza e che da tempo però aveva lasciato in cassa integrazione a zero ore – sottolinea la segretaria della Femca Cisl dei Laghi – Abbiamo accompagnato questi lavoratori con responsabilità verificando le possibilità di rimettersi in gioco sul mercato del lavoro».

UNO SGUARDO ALL’INDOTTO

Antonio Parisi, segretario della Uiltec Uil, allarga la visione dell’accordo anche all’indotto che dipende dalle grandi aziende e coinvolge un tessuto articolato di micro e piccole imprese. «Il nostro obiettivo era duplice – spiega Parisi – da un parte salvaguardare l’occupazione e dall’altra dare all’azienda una reale possibilità di rilanciarsi. La nostra preoccupazione era rivolta anche alle tante aziende dell’indotto, costituito in gran parte da piccole realtà. Mettere in difficoltà la Dama significava mettere in difficoltà anche quelle aziende e i loro dipendenti. Ecco perché questo accordo rappresenta un vero e proprio salto di qualità dal punto di vista della cultura sindacale: abbiamo scelto l’unica strada per dare un futuro a un territorio martoriato dalla crisi. Ho apprezzato la grande collaborazione per trovare una soluzione condivisa e l’azienda, con il suo atteggiamento aperto, si è mostrata all’altezza di una decisione importante che cade in un momento delicatissimo per l’economia e il lavoro del territorio».

IL MARCHIO CHE L’HA RESA CELEBRE

Il maglificio Dama spa, noto per il marchio Paul & Shark, fu fondato nel 1921 da Paolo Dini, recentemente scomparso. Da alcuni anni alla guida dell’azienda, che ha un fatturato di circa 135 milioni di euro (fonte Made in Varese), c’è il figlio Andrea Dini. Il nome del famoso marchio è stato ispirato da un viaggio nel Maine negli Usa dove il fondatore scoprì una vecchia vela da lavoro utilizzata sui clipper verso la fine del diciottesimo secolo. La scritta diceva: Paul&Shark, Paolo e lo squalo.

Packaging artistico ed ecologico per i 40 anni di Paul&Shark

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 19 Marzo 2021
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