Bauli in piazza: “Le maestranze del mondo dello spettacolo rischiano di sparire”
In piazza a Roma nella giornata di sabato 17 aprile, anche Chiara Trabalza e Serena Martucci, tour manager e organizzatrice di eventi del varesotto che hanno aderito alla manifestazione a sostegno di un settore fermo da un anno
La paura più grande è quella di sparire, di non farcela e di perdere le maestranze che negli anni si sono formate con fatica e passione. Per questo sabato 17 aprile i lavoratori del mondo dello spettacolo e degli eventi sono tornati in piazza, per chiedere che il governo non si dimentichi di loro.
Non dimentichi i cantanti, gli attori, ma anche e sopratutto coloro che spesso lavorano dietro le quinte svolgendo ruoli professionali fondamentali che richiedono passione e competenza. Tecnici del suono, tecnici delle luci, montatori, ma anche addetti stampa, tour manager, organizzatori di eventi sono fermi a causa della pandemia dall’8 marzo del 2020 e non sanno cosa succederà nei prossimi mesi. Dopo la manifestazione di Milano di circa un anno fa, i “Bauli in piazza”, questa la sigla sotto la quale si sono riuniti, hanno deciso di “invadere” piazza del Popolo a Roma.
Mille bauli schierati in modo ordinato, hanno scandito quattrocentodiciannove colpi, tanti quanti i giorni dallo stop del loro lavoro. Una manifestazione pacifica, ma da pelle d’oca. I colpi dei bauli, come tamburi, hanno risuonato sotto il Pincio. Alla fine è stato steso uno striscione con la scritta: “Governo, ora ci vedi?”
Mille e cinquecento i partecipanti da tutta Italia tra cui Chiara Trabalza, tour manager, di Solbiate Arno e parte dell’organizzazione: «È stato un flash mob, siamo abituati ad organizzare spettacoli e non potevamo che pensare ad una manifestazione di questo tipo. Lo scopo è stato quello di farci guardare e ascoltare dal Governo. In questi mesi sono state paventate false ripartenze e, purtroppo, temiamo che anche gli ultimi annunci siamo cosa analoga. Esistiamo, siamo tanti, siamo lavoratori e aziende in estrema difficoltà. Vogliamo lavorare e chiediamo soltanto che questo diritto ci possa essere garantito». Chiara sottolinea come siano coscienti che il loro lavoro in questa emergenza sanitaria sia tra gli ultimi a poter ripartire per ragioni di sicurezza, ma chiedono di non restare invisibili: «Sediamoci ad un tavolo, questo è quello che chiediamo al Governo».
foto di Vincenzo Gentile
Sul loro manifesto si leggono obiettivi chiari: istituzione di un fondo per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo ed eventi, sostegno economico per le imprese della filiera, calendarizzazione di un tavolo interministeriale. «Questo è anche il momento per strutturare un settore che negli anni ha visto crescere professionalità che oggi ci invidiano anche all’estero. In questi anni siamo cresciuti in maniera autonoma e poco regolamentata. Al momento abbiamo un contratto nazionale che non ci rispecchia ed è il momento per fare delle riforme». In questi mesi, inoltre, Chiara e altri hanno fondato il portale #ChiamateNoi per mettere in contatto le aziende di settori diversi da quello dello spettacolo e i lavoratori del mondo della musica e degli eventi:«Sta andando molto bene, ma questo è anche un problema. Il rischio è che alla fine della pandemia i nostri lavoratori non ci siano più e resteremo senza le nostre professionalità».
La giornata di Roma ha segnato una data importante per il settore. «È stata un’occasione concreta per farci sentire dal mondo delle istituzioni – continua Serena Martucci di Malnate, organizzatrice di eventi da più di quindi anni, presente alla manifestazione -. A Roma ho incontrato moltissimi colleghi ed è stato importante trovarsi, sostenersi e raccontarsi un anno molto duro. In questi mesi ci siamo sentiti invisibili, il rischio è davvero quello di sparire».
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