I Sinti tornano nell’ex area attrezzata di via Lazzaretto
Dopo l'arrivo dei tecnici di Alfa srl chiamati al Comune a piombare i rubinetti, questa mattina le due famiglie rimaste hanno cominciato a spostare le roulotte nell'ex area attrezzata
I Sinti di Gallarate hanno iniziato a rioccupare l’area di via Lazzaretto. Questa mattina i tecnici di Alfa srl, scortati dalla Polizia Locale (con supporto di una pattuglia dei Carabinieri), sono arrivati a ispezionare l’area ma senza staccare l’acqua.
Dal punto di vista burocratico le cose stanno così: ha ricevuto una richiesta da parte del Comune di Gallarate per interrompere il prelievo abusivo. Tenendo conto che non si tratta di una utenza privata-residenziale, quindi le famiglie non hanno il diritto a quello che legalmente si chiama il “minimo vitale” (50 litri d’acqua al giorno – quello che viene concesso a chi non ha pagato le bollette o chi è sfrattato). Formalmente Alfa è andata a fare due accessi per piombare il contatore, uno qualche giorno fa e uno questa mattina, ma stante la presenza delle famiglie non ci sono state le condizioni. Alfa stessa comunicherà al Comune l’impossibilità di procedere in occasione dei due tentativi.
Da qui la decisione delle due famiglie sinti di rioccupare l’ex area attrezzata con tutte le sette roulotte, verso le 11, a quattro giorni dal precedente allontanamento volontario: «Prima ci sgomberano e poi ci tolgono l’acqua perché il sindaco non ha finito il lavoro di bonifica. Abbiamo chiuso noi gli allacciamenti: è pura cattiveria, prima ci manda via e poi stacca l’acqua», motiva Giuliano Casagrande, che rincara la dose contro Andrea Cassani: «Un sindaco che ha speso tutto il mandato sui Sinti e via Lazzaretto, tralasciando Gallarate; ha sprecato 5 anni per occuparsi di via Lazzaretto. È ora di finirla con la guerra ai poveri».
Pino SacconeA inizio sgombero Pino Saccone ha affermato: «Siamo su questa strada da un anno, siamo rientrati nell’area, ci hanno fatto uscire. Ora rientriamo. Che vengano le forze dell’ordine e che facciano lo sgombero con tutte le conseguenze. Se mi mandano via di qui io porto la roulotte in piazza sui gradini della chiesa, così il sindaco quando apre la finestra mi vede tutte le mattine».
Le tre famiglie sono state contattate dall’attivista Dijana Pavlović: «A 39 gradi togliere l’acqua è inaccettabile per chiunque. È evidente che al sindaco importa solo la sua crociata con le poche povere persone: gli sta bene se stanno fuori ma gli chiude l’acqua se parlano con i giornalisti. Tra un giorno o due scriveremo al ministero dell’Interno perché è una cosa vergognosa».
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