Santanché e La Russa incitano i militanti di Fratelli d’Italia a Gallarate e Varese
"Patrioti d'Italia e delle nostre città". Richiami a ordine e pulizia, ma anche alla fedeltà al centrodestra. Con l'occhio anche agli accordi interni
Tra Varese e Gallarate Fratelli d’Italia serra i ranghi in vista delle elezioni. Ci sono in ballo le due città e c’è anche un po’ la competizione interna con la Lega.
Arrivano i big, con Ignazio La Russa (in realtà spesso presente in provincia) e la senatrice Daniela Santanchè, coordinatrice lombarda. È anche una chiamata a tutti i candidati: «Quando vi chiedono perché vi siete candidati, potrete rispondere: ci candidiamo perché siamo patrioti della nostra Italia, della nostra città, del nostro quartiere» arringa Ignazio La Russa a Gallarate.
A Varese il partito di Giorgia Meloni si presenta con un comizio in piazza, accanto al candidato sindaco Matteo Bianchi. «Siamo per l’ordine e la pulizia, per la centralità della famiglia» dice Bianchi. «Non dobbiamo vergognarci delle nostre di origini e tradizioni, che sono legate alla tradizione cristiana. Dobbiamo far tornare grande Varese». Sul palco al suo fianco anche il coordinatore provinciale di FdI, Andrea Pellicini.
A Varese c’è da riconquistare la città persa nel 2016, a Gallarate invece si sente di più – in modo sotterraneo, quasi garbato, ma chiaro – la competizione interna con la Lega. Così è tutto un rimando alla fiducia reciproca. «Non dimentico che nei momenti di difficoltà e bisogno FdI c’è sempre stata» ha riconosciuto il sindaco uscente Cassani. «Come spero Daniela Santanché non dimentichi che nel 2016 FdI ha avuto una rappresentatività in giunta».
A Gallarate la presentazione si tiene in un luogo che non è proprio “da Santanché”: il circolone del quartiere di Cedrate. Più richiamo da vecchia destra sociale, scelto perché è da anni la base del partito, che ha messo radici in un luogo un tempo di sinistra. «Qui dal circolo di Cedrate siamo partiti cinque anni fa» ha detto Giuseppe De Bernardi Martignoni, capogruppo gallaratese e consigliere provinciale. «Eravamo al 2% e ora siamo alla doppia cifra».
«Mani pulite e scarpe sporche di fango» dice il commissario gallaratese Salvatore Marino, parafrasando Giorgia Meloni (che a Trieste parlava invece di «scarpe piene di fango»). Ignazio La Russa presentando i candidati – tra le corsie del bocciodromo di quartiere – fa qualche battuta sulle magliette nere oggi sostituite dal doppiopetto. A Gallarate FdI ha allargato le fila, tra i candidati c’è anche un consigliere uscente che viene da Forza Italia (Germano Dall’Igna), altri da altre piccole formazioni di centrodestra, uno (Marco Colombo) dalle file degli ex An “ferrazziani”.
«Abbiamo messo lealtà, coerenza e onestà: siamo vincolati al programma e alle promesse» ribadisce la vice Francesca Caruso, espressione appunto del partito di Giorgia Meloni.
«Uno dei nostri valori e che non siamo abituati a scappare: quando qualcuno è in difficoltà, com’era il nostro sindaco, noi ci siamo» ha fatto subito eco Daniela Santanché, riferendosi alla fedeltà di FdI nel momento in cui l’amministrazione di Cassani ha vacillato per i colpi dell’inchiesta Mensa dei Poveri (Cassani ha conservato un margine di solo un voto in maggioranza).
Su Mensa dei Poveri Santanché è polemica: «Troppe sono state le inchieste nella nostra nazione in cui abbiamo visto grandi accuse, con grandi titoli di giornale, e poi assoluzioni scritte piccole piccole». E poi prendendosela apertamente con la magistratura: «Magari assoluzioni non nel primo grado di giudizio, perché se sono così ideologici cercano di fare male».
Un punto di contatto tra Gallarate e Varese: Antonio Lotito è candidato a Varese per FdI e a Gallarate ricopre l’incarico di dirigente (su base volontaria, dopo pensionamento) della Polizia LocaleAccordi chiari, comunque, nel centrodestra. «Chi farà il vicesindaco a Gallarate? Lo farà la lista che prende un voto più degli altri» ha detto Santanché, dicendo in sostanza che FdI si aspetta di essere primo partito e quindi di meritarsi la seconda poltrona della giunta gallaratese. «È una squadra che vince: il sindaco può essere un campione del mondo, ma senza squadra non si vince». Risuonano gli inviti a tutti i candidati: non c’è niente da dare per scontato, fino alla fine.
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