Tangenti Esselunga, nelle agendine si nasconde la verità
Va avanti il processo a carico di Nino Caianiello e Pier Michele Miano accusati di aver intascato dal costruttore Leonida Paggiaro mazzette per 450 mila euro. All'esame della corte le meticolose notazioni della moglie dell'imprenditore
E’ nascosta sotto le correzioni dell’agendina di Anna Maria Iametti la verità sulle tangenti versate dal costruttore Leonida Paggiaro all’architetto Pier Michele Miano e a Nino Caianiello, esponente di spicco del Pdl in provincia di Varese e presidente di Amsc. Attorno agli appunti dell’ex-moglie del costruttore si è incentrata l’udienza di questa mattina riguardante presunte tangenti per un totale di 450 mila euro che Paggiaro sostiene di aver pagato ai due per assicurarsi l’approvazione dell’intervento in via Pegoraro, a Gallarate, dove oggi sorge il supermercato Esselunga.
Secondo l’ispettore di Polizia Giudiziaria Marcovicchio della Procura di Verbania, sotto quelle correzioni a penna nell’agenda del 2002, dove appare scritto “studio per quadro milano mamma” accanto alla cifra 147 mila euro, in realtà c’era scritto solo Miano. In aula l’ispettore, ascoltato come teste, ha ricostruito le fasi della perquisizione a casa della signora Aimetti nel 2005 e proprio in quell’abitazione sono state rinvenute le agende dove la donna, come ha confermato lo stesso Paggiaro, appuntava con meticolosità tutte le spese che la famiglia sosteneva, comprese quelle ininfluenti.
Marcovicchio, che è anche grafologo diplomato alla scuola della Martesana, ha analizzato la notazione, corretta sucessivamente, agli infrarossi rilevando che la correzione sarebbe servita a coprire l’originale scritta “Miano”. Insieme a questa (datata 18 novembre 2002) sotto osservazione sono finite altre due note. Quella successiva, datata 28 aprile 2003, dove appare scritto “da Stefano 100.000” (si intende Stefano Rogna, direttore della Banca Popolare di Sondrio Swiss dove Paggiaro aveva il conto) e una scritta, subito sotto, che sembra indicare il nome di un Bossi. A indicarlo è lo stesso Marcovicchio. L’ultima è del 25 febbraio 2005 nella quale appare la scritta “P 200.000” che Paggiaro sostiene di poter interpretare in “pagato o prelevato”. Questi soldi, secondo il costruttore, li avrebbe tirati fuori la stessa Anna Maria Iametti per pagare l’ultima tangente, in aggiunta ai 250 mila già versati da Paggiaro il quale ha ripetuto anche questa mattina "Se non avessero chiesto anche questi 200 mila non avrei denunciato".
La difesa di Miano e Caianiello respinge questa ricostruzione e ha già annunciato che, oltre alla perizia calligrafica e grafologica, chiederà una perizia chimica sull’inchiostro utilizzato. Per il pm Roberto Pirro (nella foto con il grande accusatore mentre consulta una delle agendine), che rappresenta l’accusa, c’è una incredibile coincidenza tra le date dei prelievi dal conto in Svizzera e l’avanzamento del progetto Esselunga che in precedenza aveva subito uno lungo stop. Lo stesso Stefano Rogna, ascoltato anche lui come teste dell’accusa, ha confermato i prelievi effettuati da Paggiaro.
Solo Anna Maria Iametti, dunque, può confermare o smentire le accuse dell’ex-marito a Miano e Caianiello (tra i due non corre buon sangue dalla separazione nel 2004) ma la donna, che doveva essere ascoltata dalla corte presieduta dal giudice Toni Adet Novik, non è risultata reperibile nella sua abitazione di Gallarate. Il giudice ha richiesto la presenza della donna per la prossima udienza che si terrà il 18 gennaio e nella quale verranno ascoltati anche gli imputati. La Aimetti risulta risiedere a Las Palmas nelle isole Canarie ma ha anche un domicilio a Gallarate. Se non verrà trovata sarà giudicata irreperibile e si procederà acquisendo i verbali risalenti agli interrogatori per le sommarie informazioni eseguiti a suo tempo.
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