“L’altro Piccio. Oltre il mito”, il vero Giovanni Carnovali raccontato a Palazzo Verbania
A commentare le quattro opere all'interno della sala, gentilmente concesse da un collezionista 'segreto', lo storico dell'arte Giovanni Faccenda. "E' il mondo che deve salvare la bellezza "
Palazzo Verbania ha la capacità di trasmettere emozioni e creare atmosfere magiche in base agli elementi che vengono aggiunti al suo interno.
Così è stato anche nella giornata di lunedì 1° novembre quando i luinesi, e non solo, hanno potuto apprezzare le sale del Palazzo arricchite da quadri e opere di tanta bellezza che la pioggia fuori non sembrava un disturbo.
Le pareti della sala antecedente a quella principale erano corredate da dipinti di numerosi artisti che nel paese lacustre e in quelli circostanti sono nati o venuti in villeggiatura. Un primo tuffo nell’arte all’ingresso e poi una mano calda sul cuore dentro la sala principale, dove nel pomeriggio del 1° novembre, Giovanni Faccenda ha tenuto una conferenza su Giovanni Carnovali, dal titolo “L’altro Piccio. Oltre il mito”.
Solo in quell’occasione sono state esposte quattro opere del “Piccio”, gentilmente concesse da un collezionista ‘segreto’, e la scultura “Rea” di Elena Rede. Giovanni Carnovali, come raccontato da Carolina De Vittori, presidente dell’associazione Amici Carnovali detto il Piccio e lì presente per moderare l’incontro, nasce a Montegrino Valtravaglia e lì rimane fino all’età di 8 anni. Nel corso dell’intervento di Giovanni Faccenda si capirà, ma soprattutto potrà osservare, che nonostante il poco tempo vissuto nel paesino, i suoi colori, la sua natura e soprattutto la serenità che quest’ultima gli trasmetteva, sono rimasti dentro di lui e di riflesso nei suoi dipinti.
«Il genio di questo luogo è quello più consono oggi ad ospitare le opere del Carnovali detto il Piccio proprio perché questo territorio conserva l’ emanazione della scintilla che gli ha dato la luce – racconta Simona Fontana, presidente di una delle due associazioni promotrici dell’evento, Amici delle Sempiterne, con un piccolo testo letto da Marika Laganà – Questo concetto condiviso con Elena Rede, villeggiante storica, credo sia significativo per soffermarci sulla contemplazione delle opere in mostra in data odierna».
Ad intervenire poi, prima del discorso magnetico e molto interessante tenuto dallo storico dell’arte Giovanni Faccenda, il sindaco Enrico Bianchi che, contento della buona riuscita della giornata, ha esordito così: «Un euro impegnato sulla cultura ha un ritorno che non possiamo nemmeno immaginare».
«A me dissero che la bellezza avrebbe potuto salvare il mondo, ad oggi ho la consapevolezza che è il mondo che deve salvare la bellezza», comincia così l’intervento di Giovanni Faccenda, critico e storico dell’arte di fama internazionale. Faccenda, con associazioni storiche e importanti riflessioni, è riuscito nel corso della conferenza a ricostruire il percorso del “Piccio”, artista ottocentesco di tradizione lombarda, un uomo descritto da diversi critici e artisti di natura scontrosa. E proprio su questo ultimo punto che il professore Faccenda si è soffermato: «Dai suoi dipinti, che nient’altro sono che un racconto autobiografico, risaltano i suoi sentimenti di amore e di benevolenza nei confronti dei suoi luoghi, quelli che gli diedero i natali».
«Lui dipingeva in modo molto distante dagli artisti del suo tempo. Addirittura Francesco Hayez aveva detto che se Giovanni avesse dipinto come sapeva fare avrebbe fatto scacco matto a tutti. Tenendo conto che Hayez era un uomo istituzionale, rigoroso come lo era la sua pittura, il suo commento è molto più che significativo» ha continuato lo storico Faccenda, che con fermezza ha ribadito la grandezza di questo artista, non ancora però riconosciuto a pieno dal mondo dell’arte. E allora perché nessuno approfondisce la sua figura?
«Il modo di dipingere del “Piccio”, la sua capacità non di cercare luce tramite accostamenti di colori ma come se fosse una reazione ad uno stato sentimentale, è qualcosa di straordinario. Come potete osservare dalle sue opere la luce che riesce a creare è una luce sua. Non c’è dettaglio nei volti e bisogna andare oltre le rappresentazioni mitologiche che esso rappresenta nei suoi quadri. Carnovali è un artista molto particolare, in lui convivono anticipazioni di soluzioni pensate anche da altri maestri più celebrati e a differenza di quello che accadeva al suo tempo, celebre il ruolo femminile nelle sue opere», ha concluso Giovanni Faccenda.
È seguito a questo partecipato incontro un momento conviviale nei pressi del centro storico, dove la maggior parte dei negozianti ha esposto nelle sue vetrine quadri di diversi artisti. Una mostra a cielo aperto che rientra nella kermesse di eventi #artetrailaghi. «I nostri commercianti hanno fatto sì che Luino possa ospitare una mostra esterna a corollario di quella a Palazzo, una collaborazione preziosa per tutti noi» ha concluso Simona Fontana, presidente dell’associazione Amici delle Sempiterne.
Presenti in sala anche il Presidente del Consiglio di Luino Fabrizio Luglio e l’assessore alla Cultura Serena Botta, l’ex sindaco di Luino Andrea Pellicini, la dott.ssa Tiziana Zanetti curatrice dell’Archivio Sereni, il sindaco e vicesindaco di Montegrino Valtravaglia, rispettivamente Fabio De Ambrosi e Andrea Locatelli, il sindaco di Brezzo di Bedero Daniele Boldrini, la presidente del Rotary Club Luino Laveno Alto Verbano Giusy Giordano che ricopre anche la carica di sindaco di Brissago Valtravaglia.
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