Genitori e Pas Varese chiedono di applicare le regole ministeriali e riaprire la scuola
Il comitato Prima a Scuola Varese e provincia scrive ad Ats perché si attenga alle nuove regole sulla quarantena scolastica: massimo 10 giorni e solo per i contatti diretti nella stessa classe
Dopo la chiusura della primaria Luino CAP ( seguita ieri da analogo provvedimento per l’elementare Baracca di Varese), il comitato Prima a Scuola Varese e provincia scrive ad Ats, provveditore e presidi coinvolti: «L’ entrata in vigore del nuovo protocollo quarantene semina il caos nelle scuole di Varese e provincia – spiegano – PAS Varese si è offerta di incontrare le istituzioni coinvolte per chiarire il funzionamento del protocollo entrato in vigore lo scorso 3 novembre» (scaricabile a questo link).
“Come si può leggere nel testo del documento, in nessun modo il numero di casi di una o più classi può determinare la chiusura di un intero plesso scolastico: la valutazione va sempre fatta classe per classe“, si legge nella lettera inviata dal comitato. E ancora: “Nel “conteggio” dei casi non rientrano le persone che sono assenti dagli ambienti scolastici da più di 48 ore. Quindi, se ci sono due bambini in quarantena da una settimana in una classe, la scoperta di un ulteriore caso conta come caso 1 e non come caso 3, perché non ci sono stati contatti tra i soggetti posti in quarantena e il caso indice nelle ultime 48 ore”.
Le due scuole di Varese e Luino invece sono state chiuse con attivazione della Didattica a distanza per tutti gli studenti per 14 giorni, nonostante le nuove regole ministeriali per la scuola prevedano una quarantena massima di 10 giorni.
“I genitori di Luino si sono rivolti al nostro comitato lamentando che le restrizioni siano state imposte in maniera del tutto arbitraria anche a quei soggetti che non sono stati sottoposti a testing, in quanto non contatti scolastici del caso indice – si legge nella lettera in cui si chiede l’applicazione delle regole ministeriali per” la gestione dei casi COVID in ambito scolastico, che hanno come fine quello di contemperare sia l’interesse alla salute sia quello all’istruzione”.
Di seguito il testo integrale di Pas Varese e provincia, parte della rete nazionale Scuola in presenza.
Il nostro comitato già da marzo 2021 rappresenta numerosissimi genitori e studenti della provincia di Varese e si è fatto promotore a livello locale, regionale e nazionale della salvaguardia al diritto allo studio in presenza per tutti gli studenti e le studentesse.
Con questa lettera diamo voce ai bambini e ai loro genitori la cui fiducia nell’istituzione scolastica è stata nuovamente tradita con la chiusura del plesso Luino CAP, che a nostro avviso viola palesemente le “Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da SARS-CoV-2 in ambito scolastico” adottate in data 3 novembre dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione.
Come parte della Rete Nazionale “Scuola In Presenza” abbiamo richiesto un protocollo unico nazionale che tutelasse la scuola in presenza già da luglio 2021, secondo le linee guida internazionali fornite dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), e abbiamo più volte interagito con rappresentanti delle istituzioni nazionali per una sua rapida approvazione.
Il documento dei Ministeri della Salute e dell’Istruzione del 3 novembre u.s. stabilisce un protocollo chiaro, per quanto molto articolato e sicuramente di non agevole interpretazione, per il ricorso alla Didattica a Distanza in caso di identificazione di caso COVID-19 a scuola, in particolare:
– A seguito di segnalazione di un caso positivo in ambito scolastico, il referente COVID-19 o il dirigente scolastico individua i possibili contatti scolastici del caso positivo, che nel caso di scuole primarie o secondarie sono esclusivamente gli alunni che hanno frequentato la stessa classe del caso positivo (Tabella 3 di questo documento)
– Una volta identificata la classe del caso positivo, non si procede immediatamente a quarantena degli alunni e degli insegnanti della classe, ma alla loro sorveglianza con testing al T0 (cioè al giorno di identificazione del caso indice) e al T5 (cioè al 5° giorno consecutivo all’identificazione del caso indice). A questo punto si aprono 3 possibilità:
1. Gli alunni della sola classe interessata hanno un risultato del test T0 negativo, possono rientrare in classe e svolgere le lezioni in presenza.
2. Tra gli alunni della sola classe interessata viene identificato tramite il test al T0 o al T5 un ulteriore caso positivo: gli alunni che si sono negativizzati e gli insegnanti vaccinati negli ultimi 6 mesi continuano comunque a frequentare la scuola in presenza: non è prevista per loro DAD.
3. Tra gli alunni della sola classe interessata vengono identificati tramite il test al T0 o al T5 due o più casi positivi: solo allora tutta la classe va in quarantena.Come si può leggere nel testo del documento, in nessun modo il numero di casi di una o più classi può determinare la chiusura di un intero plesso scolastico: la valutazione va sempre fatta classe per classe.
Sottolineiamo due ulteriori aspetti chiave nell’implementazione del protocollo: nel “conteggio” dei casi, sia indice che successivi, non rientrano le persone che sono assenti dagli ambienti scolastici da più di 48 ore. Quindi, se ci sono due bambini in quarantena da una settimana in una classe, la scoperta di un ulteriore caso conta come caso 1 e non come caso 3, perché non ci sono stati contatti tra i soggetti posti in quarantena e il caso indice nelle ultime 48 ore (FAQ del Ministero della Salute: “Il Referente scolastico COVID-19 deve fornire al Dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi”).
Inoltre, come secondo aspetto, si sottolinea che solo per quei soggetti sottoposti a sorveglianza con testing, il protocollo raccomanda “di limitare le frequentazioni sociali e le altre attività̀ di comunità̀ (ad esempio attività̀ sportive in gruppo, frequentazione di feste, assembramenti, visite a soggetti fragili) e di mantenere in maniera rigorosa il distanziamento fisico e l’uso della mascherina incontrando altre persone oltre ai familiari.”
Al momento i genitori si sono rivolti al nostro comitato lamentando che tali restrizioni siano state imposte in maniera del tutto arbitraria anche a quei soggetti che non sono stati sottoposti a testing, in quanto non contatti scolastici del caso indice.La situazione del plesso CAP di Luino, a nostro avviso, reca un grave pregiudizio agli alunni della scuola primaria e alle loro famiglie perché impedisce la fruizione della scuola in presenza come invece previsto dal protocollo del Ministero trasmesso in allegato, e perché impone in maniera del tutto arbitraria misure restrittive anche a quegli alunni e alle loro famiglie che si sono trovate nella spiacevole situazione di dover rinunciare ad attività sportive e ricreative, pur non essendo in nessun modo considerati dall’ATS contatti scolastici.
Inoltre, si sottolinea che la quarantena, secondo il nuovo protocollo, è in ogni caso al massimo di 10 giorni, e non 14 come indicato nel provvedimento preso nella scuola.
Siamo certi che le informazioni contenute in questa lettera siano sufficienti a determinare l’immediata sospensione della Didattica a Distanza e la conseguente ripresa di quella in presenza per il plesso CAP di Luino.
Per il futuro auspichiamo che tutte le parti coinvolte mantengano una scrupolosa osservanza delle regole stabilite congiuntamente dal Ministero dell’istruzione e della Salute per la gestione dei casi COVID in ambito scolastico, che hanno come fine quello di contemperare sia l’interesse alla salute sia quello all’istruzione.
Cordialmente,
Il Comitato “Prima a Scuola” Varese e provincia
parte della Rete Nazionale “Scuola In Presenza”
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