Meno bimbi e lo spettro delle classi vuote: anche Gallarate si confronta con il calo demografico
La pandemia ha accelerato la riduzione delle nascite. Anche in una città ancora attrattiva come Gallarate il tema diventa pressante: "Dobbiamo iniziare a ragionare sulle scelte", dice il sindaco Cassani
Meno bambini, anno dopo anno, e una popolazione che invecchia. Nelle grandi città e in montagna, nelle campagne e nelle zone metropolitane, il calo demografico in Italia è un dato acquisito e che inizia ad avere un impatto diretto. E se una volta una scuola che veniva chiusa era roba da villaggio di montagna, ormai è realtà in tanti contesti diversi. «I dati che abbiamo sono un campanello d’allarme» dice Andrea Cassani, sindaco di Gallarate.
Sottraiamo il tema alla polemica immediata: non c’è nessuna riduzione in vista, non adesso. Ma a guardare i dati, la preoccupazione sulle scelte da fare c’è. Perché il calo è reale e strutturato: Gallarate “regge” come numero di abitanti, ma la componente più giovane si riduce.
Le nascite a Gallarate tra 2020 e 2021 sono diminuite dell’8%
Primo dato raccolto dal sindaco: nel 2021 ci sono stati 362 nuovi nati, 192 bimbi e 170 bimbe cittadini gallaratesi. «In calo rispetto ai 393 nati che avevamo registrato del 2020, quindi con una riduzione dell’8%» spiega Cassani.
Certo, il 2020 è stato un anno anomalo, che potrebbe aver inciso sulla propensione delle coppie ad avere un figlio in un contesto non solo di difficoltà economica e sociale, ma anche sanitaria.
Nota bene: Gallarate in sé non è un Comune in recessione demografica, da almeno un lustro è intorno a quota 54mila abitanti. È in una zona ai margini dell’area metropolitana di Milano ed è rimasta in crescita per anni, anche grazie all’immigrazione dall’estero o da altri Comuni.
C’è una incidenza alta di cittadini stranieri sul totale dei nuovi nati, che nelle ultime due classi d’età (0-2 anni) sfiora il 14%. Ma in compenso il saldo demografico resta negativo: dal 2015 sono più i decessi dei nuovi nati, dal 2017 con una differenza che supera 100 unità.
“Tra dieci anni -20% di alunni nelle scuole medie di Gallarate”
Basta il dato di diminuzione tra 2020 e 2021? No, si deve risalire più indietro, aggregare dati e ragionare su classi d’età. Ed è su questa base che Cassani esprime la sua preoccupazione: «La prospettiva è che tra dieci anni nelle scuole medie ci sia oltre 20% di studenti in meno».
Nella fascia delle scuole medie (11-13 anni, classi 2009-2010) i residenti complessivi sono 1616, tra dieci anni saranno 1259 (classi 2018-2020). «Sono dati ovviamente suscettibili di modifiche per immigrazione o emigrazione da altri Comuni, si può ipotizzare qualche movimento da altri Comuni» premette Cassani. «Ma questa è la prospettiva».
«È un fenomeno che va intensificandosi» dice Cassani mentre guarda ai dati. «Nella scuola dell’infanzia abbiamo 1349 bambini, tra tre anni ne avremo 1183, un -12%». Anche qui, sempre guardando ai dati nudi e crudi dell’anagrafe. Poi nel caso delle materne l’impatto potrebbe anche essere più ampio: perché almeno una parte degli stranieri (almeno in alcuni gruppi) tende a non iscrivere i bambini se non alle primarie, perché potrebbe esserci un maggior ricorso ai nonni anche da parte di altre famiglie.
Scuola dell’infanzia nel quartiere CascinettaMeno scuole e più grandi?
Il tema della demografia è molto ampio e chiama in causa prima di tutto le scelte dei governi nazionali, se si vuole almeno invertire la tendenza. Certo gli effetti si vedono già oggi, dalla necessità di reclutare lavoratori per alcuni settori alle conseguenze – appunto – sul sistema scolastico.
«Sono numeri significativi di cui bisogna tenere conto nelle politiche per la scuola ma anche per l’edilizia scolastica» continua Cassani.
A Gallarate una prima scelta – dibattuta – è stata fatta nel quadro del progetto con cui il Comune ha vinto il maxibando regionale che ha portato 15 milioni di euro di fondi europei per la rigenerazione: il progetto prevede che nei quartieri Nord della città (Cascinetta e Cajello) si crei un nuovo polo scolastico unico, per raggruppare più sedi oggi esistenti nei due rioni.
Una slide del progetto Cascinetta-Cajello, che prevede che le scuole esistenti siano in parte demolite e in parte riqualificate ad altro usoSu questa prima scelta non sono mancate divergenze di opinione: il centrosinistra all’opposizione difedneva il modello delle scuole diffuse, come centro anche sociale dei quartieri. Secondo Cassani però il tema è ineludibile: «Certo un polo unico crea alcune complicazioni rispetto all’avere le scuole sotto casa, ma i costi per mantenere scuole e aule che rischiano di rimanere vuote nel medio periodo stanno diventando insostenibili».
I diversi quartieri e le scelte da fare
La scelta su Cajello e Cascinetta è stata legata ad un ragionamento più ampio sul bando, che toccava anche altri ambiti: oggi – sottolinea Cassani – l’Istituto Comprensivo di riferimento, l’IC Ponti, segnala una diminuzione del 3,5%, simile a quello dei quartieri Sud della città (Arnate e Madonna in Campagna, anche lì -3,5).
In altre aree la diminuzione sarebbe più marcata: «Dai dati che ho in tre anni la popolazione scolastica dell’Istituto De Amicis è diminuita del 14,5%, da 739 a 632» tra materne, primarie e media dei quartieri di Sciarè e Cedrate. «Qui la scuola media è unica, gli studenti sono diminutii dai 225 del 2018 ai 168 iscritti oggi. «Già nel 2017 avevamo chiuso l’asilo nido per le poche iscrizioni a Sciarè».
Più contenuta, ma comunque sentita anche la diminuzione in un altro comprensivo, l’IC Dante che riunisce scuole di quartieri molto diversi, il centro città e le periferie collinari di Moriggia e Ronchi: «Si è passati da 1561 a 1424 alunni complessivamente».
L’edificio dell’ex scuola elementare di Ronchi, risalente a inizio anni Cinquanta, oggi scuola dell’infanziaAl di là dell’urgenza legata al bando Cascinetta-Cajello, il tema viene posto dal sindaco appunto soprattutto in tema delle aggregazioni. “Orizzontali” tra scuole dello stesso ordine (da due primarie se ne fa una), con nuovi edifici a maggior risparmio energetico. O anche con aggregazione “verticali” tra scuole diverse, «ad esempio portando una materna nello stesso edificio di una primaria». Con una forma di aggregazione che mantenga centralità nei diversi quartieri.
In consiglio comunale anche l’opposizione aveva chiesto di ragionare sul tema demografico, questo potrebbe essere un primo terreno di confronto. È comunque un tema ineludibile anche per città, quello delle scuole. Fino a pochi anni fa sembrava solo una questione che toccava la montagna o i paesi più piccoli
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