Elezioni Quirinale, Alfieri: “Poche ore dal voto, ora il centrodestra non può vantare un vantaggio”
Ad un giorno dall'avvio del voto per il tredicesimo Presidente della Repubblica pubblichiamo la seconda uscita del diario del senatore Alessandro Alfieri
Varesenews sta seguendo da vicino l’avvicinamento del voto per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica (Segui lo speciale Quirinale) anche attraverso le testimonianze di quelli che saranno i protagonisti di quell’elezione: i grandi elettori della provincia di Varese. Questo il “diario Quirinale” del senatore varesino Alessandro Alfieri.
In treno, tra 4 ore riunione dei grandi elettori del PD a a Roma. Domani si inizia a votare. Sarò uno dei primi a farlo poco dopo le 15. L’uscita di scena di Berlusconi apre una nuova fase. Era inevitabile. La pittoresca operazione scoiattolo non ha funzionato, ma soprattutto non ha tenuto la coalizione di centrodestra, divisa nella strategia e nella tattica. Hanno logorato il vecchio capo del centrodestra, ma anche un po’ il vantaggio che avevano accumulato nel racconto mediatico. Oggi è più difficile per loro vantare un diritto di precedenza nell’indicare il nome del futuro Presidente.
Intendiamoci: ci proveranno lo stesso. Mi aspetto entro sera una rosa di nomi di provenienza centrodestra, con in testa il nome della Casellati. Non proprio la risposta che come centrosinistra chiedevamo. Prima il metodo e poi i nomi. Dove il metodo presuppone che nessuno vanti prelazioni, che le forze di maggioranza si siedano intorno ad un tavolo e si sforzino insieme di trovare una figura autorevole e super partes. I numeri dicono chiaramente che nessuno ha la maggioranza e che di conseguenza qualsiasi nome avanzato da una parte senza essere concordato verrebbe impallinato. E anche qualora con forzature a partire dal quarto scrutinio dovesse passare, avrebbe inevitabili conseguenze sulla tenuta del governo.
Non si può quindi eludere il tema del metodo. Probabilmente il centrodestra ha bisogno ancora di un po’ di tempo per metabolizzarlo; e il centrosinistra, che non vuole bruciare nomi, discuterà in queste ore sulle modalità con cui affrontare le prime chiame. Un nome concordato di bandiera da contrapporre a quello del centrodestra per le prime tre votazioni (come forse avete letto, si parla del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi)? Oppure scheda bianca?
Personalmente preferirei scheda bianca – un metodo consolidato per evitare dispersione di voti – in attesa che maturino nel più breve tempo possibile le condizioni per cui centrodestra e centrosinistra si siedano allo stesso tavolo nell’interesse del Paese.
Alessandro Alfieri
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