Gallarate ricorda le foibe e l’esodo istriano con il racconto di Pier Maria Morresi
Per il "Giorno del Ricordo" del 10 febbraio l'assessorato alla cultura ha previsto un incontro online che verrà trasmesso attraverso il canale della biblioteca. Con una testimonianza del presidente ANVGD, polesano, varesino d'adozione e con legame con Gallarate
Gallarate celebra il Giorno del ricordo, 10 febbraio, con un incontro online, proposto dall’assessorato alla cultura insieme alla biblioteca civica.
«L’incontro video sarà proposto mercoledì alle 12 sulla pagina facebook della biblioteca civica, mantenendo il tradizionale momento di letture del mezzogiorno di metà settimana» spiega l’assessore alla cultura Claudia Mazzetti.
«Ci saranno letture di alcuni brani a cura della biblioteca e poi la testimonianza di Pier Maria Morresi, esule istriano arrivato a Varese nel 1947 e legato anche a Gallarate per ragioni famigliari. Un momento per riflettere sugli eventi tragici di cui dobbiamo trasmettere la memoria».
Pier Maria Morresi, oggi varesino, è il presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, sezione di Varese: Morresi è originario di Pola, il capoluogo della provincia dell’Istria, una delle tre province (con Fiume e Zara) cedute alla Jugoslavia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il racconto di Morresi è utile a illuminare in particolare la vicenda di Pola, Comune dove la popolazione che parlava italiano era superiore al 70% (oggi la città è parte della Croazia e la percentuale di italofoni è ridotta al 2-5%).
Pier Maria MorresiOltre all’intervento di Morresi l’incontro online proporrà come detto anche alcune testimonianze da brani di libri.
Non sarà l’unico momento, a Gallarate, legato alla lettura e allo studio dei fatti storici: «Morresi ha lavorato anche a un libro con il professor Antonio Maria Orecchia dell’Università dell’Insubria: lo inviteremo a presentarlo anche a Gallarate nei prossimi mesi» continua Mazzetti.
(Foto di apertura: esodo da Pola, imbarco sul piroscafo Toscana, 1947)
Il ricordo dell’esodo istriano
Furono 300mila gli italiani che lasciarono il territorio passato alla Jugoslavia, minacciati dall’eliminazione fisica di persone in parte ritenute colpevoli di complicità con la politica antislava e la repressione violenta del precedente regime fascista, in parte considerate ostili in quanto italiane, in parte solo “irriducibili” al nuovo regime comunista che si andava imponendo (una ricostruzione complessiva valida si trova nel documento della Commissione Italo-Slovena, frutto di un lavoro quasi decennale degli storici).
Per quanto le modalità di eliminazione siano state diverse, simbolicamente le violenze sono rappresentate dalle foibe, le cavità naturali usate per far sparire i corpi.
Il “Giorno del Ricordo” cade il 10 febbraio, anniversario dei trattati di pace di Parigi, imposti all’Italia a fine della Seconda Guerra Mondiale, che comportarono la perdita delle colonie, di tre province tra Venezia Giulia e Dalmazia (a favore della Jugoslavia), di tre Comuni sulle Alpi Marittime (a favore della Francia.
Il Giorno del ricordo è stato istituito dalla Repubblica nel 2004, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
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