Con i nuovi arresti di ‘ndrangheta emerge un altro tassello della geografia criminale del Varesotto
Dopo i Ferrazzo a Lavena Ponte Tresa, i Torcasio in Valcuvia e i Farao Marincola tra Lonate e Legnano ecco spuntare i referenti del clan Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto
Si nascondevano dietro un dedalo di società gestite da prestanome, comunque legati alla famiglia, e per questo sono passati inosservati in provincia di Varese fino a questa mattina quando la Guardia di Finanza di Varese ha bussato alle loro case per perquisire e arrestare alcuni di loro. Eppure nei cantieri ferroviari sparsi sulle linee di Rete Ferroviaria Italiana c’erano sempre loro.
Da una parte gli Aloisio (Maurizio, Antonio, Francesco, Alfonso) e dall’altra i Giardino (Alfonso, Marco, Stefano), considerati dalla Dda di Milano dei referenti delle cosche Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto in ragione del vincolo di parentela e dell’effettivo supporto materiale e morale degli affiliati che possono avvantaggiarsi.
Entrambi avevano messo radici in provincia di Varese insediandosi in un territorio che fino a questo momento aveva conosciuto i Ferrazzo a Lavena Ponte Tresa, i Torcasio in Valcuvia e Valmarchirolo, i Farao-Marincola a Lonate Pozzolo. Qui avevano aperto una serie di società che operavano nei cantieri ferroviari di tutta Italia, attraverso i subappalti che ottenevano dai grandi general contractor che operano con Rfi.
Gli Aloisio (alcuni dei quali sono residenti tra Gemonio ed Albizzate) e i cugini Giardino (attivi principalmente a Verona) condividono tutte le attività, si scambiano anche mezzi e operai ma tutti partecipano alla realizzazione dei medesimi obiettivi criminali: evasione fiscale, compensazioni, riciclaggio ed autoriciclaggio, intestazioni fittizie, sfruttamento del lavoro e somministrazione illecita e fraudolenta dello stesso, sostentamento e mutua assistenza alle famiglie di ‘ndrangheta in totale condivisione con Alessandro Capicchiano e Antonio Nicoscia detto “Macchietta” cl.’77, vertici della locale di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto.
L’inchiesta della Dda e della Guardia di Finanza, dunque, aggiunge un altro tassello alla geografia criminale del Varesotto, territorio da sempre al centro degli appetiti di questa organizzazione mafiosa che negli anni è passata dal controllo dello spaccio di stupefacenti, delle estorsioni e della prostituzione ad un livello economico diverso e apparentemente legale, legato all’edilizia, alla ristorazione e adesso anche alla manutenzione ferroviaria.
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