Papa Francesco e il dolore per l’Ucraina: “La vera vittima è la gente comune. Necessario aprire corridoi umanitari”
Il Santo Padre durante l’Angelus rinnova l’invito al digiuno e alla preghiera per il 2 marzo: “Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino. Chi sceglie la guerra si affida alla logica diabolica delle armi”

Papa Francesco condanna l’invasione dell’Ucraina e rinnova l’invito di digiuno e preghiera per la pace in occasione del Mercoledì delle Ceneri del 2 marzo. Durante l’Angelus di questa domenica, 27 febbraio, il Santo Padre è tornato a parlare della guerra scoppiata in Europa dopo aver espresso ieri, sabato 26, il proprio dolore al presidente ucraino Volodymyr Zelen’skij per via telefonica.
«In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada e non smettiamo di parlare, anzi supplichiamo Dio più intensamente – queste le parole di Papa Francesco che ha ricordato ai fedeli cattolici l’impegno per il 2 marzo a una giornata di digiuno e preghiera per la Pace -. Sarà una giornata per stare vicini alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli. Chi fa la guerra dimentica l’umanità, non guarda alla vita concreta delle persone ma mette davanti gli interessi di potere, si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, la più lontana dalla volontà di Dio».
«In ogni conflitto – conclude il pontefice, citando la Costituzione Italiana – la vera vittima è la gente comune, che paga sulla propria pelle la follia della guerra: penso agli anziani, a chi in queste ore cerca rifugio, alle mamme in guerra con i loro bambini. Sono fratelli e sorelle che vanno accolti, per i quali è necessario aprire i corridoi umanitari. Ma non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo come in Yemen, in Siria, in Etiopia. Tacciano le armi: Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Come recita la Costituzione Italiana, chi ama la pace “ripudia la Guerra come strumento di offesa e di libertà degli altri popoli”».
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