Con Cecilia Sala le voci dal fronte della guerra in Ucraina
Mario Calabresi presenta il lavoro di "Cecilia Sala che ha 27 anni e sta dimostrando che esistono nuove forme di giornalismo, capaci di parlare a tutti. Un giornalismo che ti porta nelle cose, che attraverso la voce ti permette di immergerti nelle situazioni.
Da oltre un anno Mario Calabresi è impegnato in nuovi progetti editoriale. Ha aperto un sito e avviato una newsletter, Altre/Storie ed è fondatore e direttore di Chora media, una casa di produzione podcast.
Ogni settimana racconta storie diverse. Oggi è uscito con il lavoro che sta facendo sul campo in Ucraina Cecilia Sala. Qui di seguito l’inizio del suo articolo.
IL PODCAST DI CECILIA SALA
Cecilia Sala ha 27 anni e sta dimostrando che esistono nuove forme di giornalismo, capaci di parlare a tutti e capaci di farsi ascoltare anche dalle generazioni che hanno perso l’abitudine di comprare i quotidiani. Un giornalismo che ti porta nelle cose, che attraverso la voce ti permette di immergerti nelle situazioni.
Cecilia Sala è la prima “inviata podcast” che io conosca, questo significa che non è in Ucraina per un giornale, una televisione o una radio, ma per fare un racconto audio quotidiano, una storia che contiene interviste, spiegazioni, voci, suoni, rumori e che può durare tra gli 8 e i 15 minuti.
Un racconto che si chiama “Stories” e che si può ascoltare gratuitamente su tutte le piattaforme audio. Un racconto che è comprensibile a tutti, perché ha la voglia, la curiosità e il piacere di spiegare le cose, senza dare nulla per scontato, e che viene ascoltato ogni sera da più di 100mila persone.Cecilia ogni mattina ci manda la sua posizione su WhatsApp e durante il giorno una serie di vocali che servono a costruire la puntata che esce ogni pomeriggio alle 18. Ieri mattina mi ha raccontato della bambina che sul treno abbracciava un orso di peluche più grande di lei. «Quando l’ho vista ho pensato a quella famiglia costretta ad abbandonare la propria casa per paura dei missili russi, ho immaginato la discussione su cosa fosse indispensabile portare via, i ricordi più preziosi, gli oggetti davvero necessari e poco ingombranti. Ho immaginato che la madre abbia detto alla figlia che non poteva portare quel maxi pupazzo sul treno, nella loro fuga senza meta. Ma visto il risultato la risposta della bambina deve essere stata: “Io senza il mio orso non parto”».
LEGGI TUTTO IL RACCONTO E QUI TROVI IL PODCAST
La foto è di Cecilia Sala
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