L’affido ci sorprende: storie e frutti di 14 anni di accoglienza
Il mondo dell'affido raccontato da chi per lavoro lo vive da 14 anni e ha vissuto la crescita di questo istituto sul territorio di Sesto Calende
Il 17 di marzo il progetto FA.RE – Famiglie in Rete approderà sul territorio di Sesto Calende, un territorio che porta con sé un significato particolare, per la forza con cui si è desiderato e lavorato per far nascere e crescere la rete di famiglie affidatarie.
Per raccontare e connettere i frammenti di una lunga storia, ci rivolgiamo a due tra le protagoniste: Luisa Di Matteo, responsabile dell’Area socio/educativa del Comune di Vergiate, e Daniela Restivo, responsabile dell’Ufficio di Piano di Sesto Calende.
Servizio affidi: una storia che comincia 14 anni fa…
Luisa – A Vergiate abbiamo cominciato a parlare di affido nel 2006, ma il primo progetto approvato risale al 2008: un progetto di supporto alla genitorialità al cui interno abbiamo inserito l’Affido leggero, che allora consisteva in una forma di solidarietà fra famiglie che si concretizzava in periodi brevi entro cui i bambini potessero sperimentare un modo diverso di essere famiglia. Si tratta tutt’oggi di una modalità di accoglienza con enormi potenzialità, in quanto permette al minore di continuare a vivere con il proprio nucleo familiare originario con l’opportunità di fare esperienze all’interno di una famiglia diversa.
In quei primi anni c’è stata una relativa facilità di reclutamento di famiglie interessate all’affido leggero, tanto che nel 2008, in soli due mesi, ben 13 nuclei si sono resi disponibili ad accogliere. Quale è stato il segreto?
Luisa – Sul territorio di Vergiate era, ed è tutt’ora attivo, il Centro di Aggregazione Giovanile di Corgeno, un luogo che ha permesso di creare reti e relazioni di fiducia forti con le famiglie dei giovani che lo frequentavano. È stato il “servizio madre”, quello che negli anni ha generato e dato vita al resto. Il territorio a cui presentavamo il progetto era in quel momento ricettivo, già arato, pronto alla semina. Inoltre, qui ancora non esisteva un Servizio Affidi e tutte le persone che erano in qualche modo interessate al tema e magari si erano rivolte altrove, stavano aspettando che nascesse un qualcosa a loro più vicino.
Daniela – Sì, in quei primi anni c’era un entusiasmo che coinvolgeva non solo chi proponeva il progetto, ma anche chi lo riceveva. Ha funzionato il passaparola, la relazione calda, di vicinanza e fiducia che si è instaurata tra gli operatori e le stesse famiglie. Si parlava d’affido ed accoglienza davanti ad una tazza di tè, a nostra volta accolti nelle loro case.
Arriviamo al 2011, il momento in cui avete voluto osare qualcosa di più…
Luisa – Ricordo come fosse ieri il giorno in cui Daniela Restivo, Michela Prando (pedagogista della Cooperativa Sociale L’Aquilone) ed io ci siamo recate a Milano per la presentazione di un bando di Fondazione Cariplo sull’Affido e all’uscita, sedute su una panchina dei giardini di fronte alla sede, abbiamo steso di slancio le basi di quel che sarebbe diventato il primo progetto di affido familiare sul nostro territorio: “I custodi dei sogni”. Il titolo ce lo suggerì una poesia che scrisse un tormentato adolescente. Diceva “…e tutti i sogni e le canzoni dolci che vorremmo scrivere, ci vengono strappati via e chissà dove vanno poi. Custodiscili tu, ce li restituirai quando saremo pronti”. Questo è l’affido!
Un’ulteriore spinta la diede una nostra ragazza: per lei e per sua sorella il Tribunale dei Minori aveva disposto l’allontanamento dalla famiglia di origine e, mentre la sorella andò in affido in famiglia in un Comune distante, per lei venne scelta la comunità. Dopo un certo periodo di tempo, si rivolse al giudice e chiese di poter essere accolta in una famiglia come già sua sorella: “Gli operatori della comunità – disse – seppur bravi e attenti, quando finiscono il turno tornano a casa propria. Mi stanno vicini e mi sostengono, ma lo fanno per lavoro”.
Come potevamo rispondere al suo legittimo bisogno di crescere in una famiglia, in forma più stabile rispetto all’affido leggero? La sperimentazione dell’affido leggero ci aveva insegnato delle buone prassi e ci sentivamo a quel punto pronti per tuffarci in un vero e proprio progetto di affido.
Daniela – In quegli anni la crisi economica e la scarsità di risorse comunali avevano impoverito il welfare e reso difficile qualsiasi percorso innovativo nei servizi: per la nascita di questo progetto è stato determinante un primo finanziamento triennale di Fondazione Cariplo, unito al desiderio di scommettere sulla ricchezza che una comunità può offrire.
Dopo tutti questi anni, le stesse persone sedute allora su quella panchina, sono ancora qui a parlare di affido, qui per raccontare e provare a diffondere quella che ci piace chiamare “cultura dell’affido”.
Sembra che l’Affido vi coinvolga in maniera profonda, non solo come professioniste, ma come persone…
Luisa – L’affido o nasce da questo o non nasce. Richiede coinvolgimento personale, cura e un continuo ad attento lavoro di manutenzione. A noi Comuni vengono affidati minori da collocare, di cui diventiamo responsabili, questa è l’urgenza. Ma non si può pensare di collocare dei minori senza, contestualmente, creare un servizio di supporto alle famiglie che li accolgono. Per questo era fondamentale che il progetto si estendesse ad un ambito sovra-comunale, coinvolgendo i comuni del Distretto ed il Piano di Zona di Sesto Calende fino a trasformarsi, nel novembre del 2013, nel Servizio Affidi Zonale.
Daniela – Coinvolge perché nasce da una relazione di fiducia. Se ciò che costruisci ha delle basi solide, fatte di condivisioni, collaborazioni e buone relazioni di partenariato, non basta un colpo di vento per spazzare via tutto! L’immagine del tuffo, usata in un video di promozione dell’Affido, ci è servita per trasmettere che per fare affido occorre prepararsi, possedere tutta l’attrezzatura: la devono avere il Servizio comunale, il minore e la famiglia d’origine, gli operatori, la famiglia affidataria e il territorio tutto.
Il delicatissimo momento dell’abbinamento tra il minore e la famiglia affidataria, è già frutto di un percorso precedente, da cui parte l’esperienza di accoglienza e in cui i protagonisti sanno che al loro fianco hanno dei professionisti che li accompagneranno e li sosterranno nei normali momenti di crisi. La garanzia del funzionamento del Servizio è costituita dalla presenza di un’equipe professionale e multidisciplinare, composta da assistenti sociali, pedagogisti, psicologi.
Come è cambiato l’affido con la pandemia?
Daniela – La pandemia ha fatto saltare tutto dal punto di vista delle relazioni e della mobilità, per cui l’affido leggero è temporaneamente stato sospeso. Diverso è stato per gli affidi residenziali a tempo pieno, che hanno potuto mantenere il loro carattere di stabilità.
Oggi, anche a seguito della pandemia, ci siamo accorti che molte famiglie presentano grosse difficoltà nella gestione delle incombenze legate alla vita quotidiana e alla gestione dei figli. Per questo motivo, nell’ambito del Servizio Affidi, abbiamo aggiunto la nuova azione di Affiancamento Familiare, una forma di aiuto volontario e di sostegno tra famiglie, coordinata dall’equipe del servizio.
Per ascoltare le voci dei protagonisti di queste emozionanti storie di accoglienza, il Progetto FA.RE. – Famiglie in rete, l’Ufficio di Piano di Sesto Calende e L’Aquilone vi invitano all’evento “L’affido ci sorprende”, giovedì 17 marzo alle ore 18.00 presso la Sala Consiliare del Municipio di Sesto Calende.
Per iscriversi è necessario inviare una email a fa.re@vallidelverbano.va.it.
Famiglie in Rete – DGR 2315 del 2019 – Sperimentazione interventi e servizi per la famiglia
Progetto finanziato con il contributo di Regione Lombardia – ATS Insubria capofila del progetto
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