C’è un po’ di Varese nella candidatura Unesco per il caffè espresso italiano
Nella conferenza stampa romana che l'ha presentata, insieme al ministro dell’agricoltura Patuanelli e il sottosegretario Centinaio c'erano anche Maria Chiara Gadda e Antonella Zambelli
Nella conferenza stampa romana che l’ha presentata, a farla da padrone sono stati il Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca e il rappresentante italiano per l’Unesco Lino Banfi ma, insieme al ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli e il sottosegretario Gian Marco Centinaio c’erano anche Maria Chiara Gadda, che è anche intervenuta, e Antonella Zambelli: due varesine che hanno “fatto la loro parte” per candidare il Caffè espresso italiano a patrimonio immateriale dell’Unesco.
«Sono lieta di aver contribuito in a questo risultato, presentando anni fa il progetto alla Camera dei Deputati – ha commentato Maria Chiara Gadda, parlamentare da ormai due legislature, ora capogruppo di Italia Viva in commissione Agricoltura – Il caffè non è soltanto una bevanda, ma è cultura, tradizione, socialità, competenza e professionalità di un’intera filiera».
Alle presentazione della candidatura hanno preso parte, insieme ai rappresentanti del Governo e al testimonial Banfi anche i soggetti promotori – il consorzio del caffè tradizionale italiano e la regione Campania – le comunità emblematiche italiane, come quella di Trieste e Milano.
Con l’onorevole Gadda, dalla provincia di Varese c’era anche Antonella Zambelli, della storica torrefazione varesina La Brasiliana, che è consigliera del consorzio del caffè tradizionale italiano, promotore della iniziativa. «Sono molto contenta di questa candidatura, ovviamente – ha spiegato – E la festeggerò, insieme a tante altre torrefazioni e caffetterie storiche d’Italia come la mia, sabato 26 marzo, dichiarata Giornata nazionale del caffè espresso italiano, offrendo il caffè a a tutti, dalle 10 alle 12»
Del resto: «Il caffè è simbolo di italianità nel mondo, ma anche luogo e prodotto attorno al quale milioni di italiani all’estero hanno mantenuto il legame affettivo con il nostro Paese e i nostri valori – è stato detto nella presentazione – In questo momento dove l’attualità ci consegna immagini drammatiche, non sottovalutiamo quanto sia importante parlare anche dei valori che uniscono le persone e della necessità di essere costruttori di unità, pace e accoglienza. Il caffè, nel suo piccolo, è per tutti noi momento di incontro. Del resto ‘prendiamoci un caffè’ è la frase entrata nel nostro lessico comune per condividere i momenti felici, quelli tristi, gli appuntamenti di lavoro e le emozioni con le persone».
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