Di fronte al bivio demografico, Univa ha scelto la strada da percorrere
L'Italia deve confrontarsi con scenari di lungo termine e decidere politiche adeguate per contrastare la bassa natalità
Negli ultimi dodici anni a Varese c’è stato un appuntamento imperdibile per gli studiosi di economia: la presentazione del Rapporto Einaudi, curato dal Centro di ricerca e documentazione “Luigi Einaudi”. Le ragioni del successo di quelle presentazioni erano dovute sia alla bravura del relatore Giorgio Arfaras, sia alla visione prospettica che il rapporto dà sull’economia globale e l’Italia.
Nel 2010 nel pieno della crisi economica, mentre tutti erano alla ricerca di un’effimera «luce in fondo al tunnel», l’economista Mario Deaglio, nell’articolo conclusivo intitolato “Perché bisogna avere coraggio“, scriveva: «Quando ci si muove in un orizzonte congetturale, il punto di partenza più ragionevole è quello delle proiezioni demografiche, non foss’altro perché la gran parte della popolazione che sarà in vita alla fine dei prossimi quindici anni è già in vita oggi».
(foto sopra, da destra: Roberto Grassi e Mauro Vitiello, presidente e vicepresidente dell’Unione industriali della provincia di Varese)
L’EUROPA È INVECCHIATA
Quando si fanno delle proiezioni, l
e stime demografiche sono abbastanza sicure e stabili. Le tabelle riportate nell’articolo di Deaglio indicano le variazioni della popolazione mondiale dal 2010 al 2025 ed evidenziano un calo generale della natalità soprattutto nei paesi ricchi. Mentre le uniche a crescere demograficamente sono le aree più povere: Africa, America Latina e Asia.
L’economista si interroga sul destino di un’Europa fortemente invecchiata nella sua popolazione e sulla sua capacità di esercitare una leadership politica ed economica in un contesto globale cambiato. «Il vero rinnovamento dell’economia – conclude Deaglio – non può non essere preceduto da un rinnovamento del modo di pensare, dal recupero delle visions, delle intuizioni di lungo termine. Per questo motivo bisogna avere coraggio, il coraggio di uscire dal contingente».
LA BASSA NATALITÀ IN ITALIA
Il ventunesimo Rapporto Einaudi, pubblicato nel 2016, ritorna sull’argomento degli scenari di lungo periodo legati alla bassa natalità. Nel 2015 l’Italia con 485mila nuovi nati aveva toccato i minimi storici. Erano infatti meno di quelli del 1861, quando la popolazione italiana era circa un terzo di quella attuale. Riprendendo uno studio dell’Istat, a fronte di questa situazione, venivano delineati tre scenari: quello alto, con la sostituzione della popolazione mancante con gli immigrati, soprattutto africani. Quello basso, senza il rimpiazzo degli immigrati, e quello centrale nel caso non si fosse scelto né il primo e né il secondo. Quest’ultimo scenario, bollato dal rapporto come «un semplice esercizio statistico», avrebbe comunque segnato una parabola di declino del Vecchio Continente.
L’Europa si troverebbe quindi di fronte a un bivio demografico che implica una scelta non più rinviabile. Per quanto riguarda l’Italia, per esclusione, il rapporto suggerisce un mix di interventi: favorire un’immigrazione di qualità, mettere in campo politiche a sostegno della natalità e della famiglia, costruire asili nido e strutture per permettere alle madri di lavorare, creare posti di lavoro destinati ai giovani e incentivare politiche per la crescita accelerata della produttività. Interventi che, da quando si è evidenziato il problema, non hanno trovato posto nella agenda politica italiana e che forse solo oggi iniziano ad avere una prospettiva reale. Insomma, qualche piccolo segnale di cambiamento, che indica perlomeno la scelta di una strada, si inizia a intravedere anche in Italia, basti pensare all’introduzione dell’Assegno unico per la famiglia.
UNIVA HA SCELTO
Con il progetto “People“, anche l’Unione degli industriali della provincia di Varese di fronte al bivio demografico ha scelto di incamminarsi con una visione di lungo termine, mettendo in campo azioni concrete a sostegno dei lavoratori, delle loro famiglie e più in generale del territorio.
«Abbiamo la responsabilità di guardare avanti» ha detto il presidente degli industriali Roberto Grassi durante la presentazione del progetto. Una dichiarazione per nulla scontata, soprattutto in un momento in cui l’incertezza sembra dominare ogni scelta.
Gli industriali presentano “People”. Non si può essere felici se non lo si è anche al lavoro
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