Gallarate

Al Civico 3 di Gallarate un reportage da Delhi, Agra, Bhopal e Mumbai della fotografa Silvia Alessi

Dal 1° al 22 maggio 2022 nell’ambito del 10mo festival fotografico europeo Silvia Alessi porta in mostra le foto dedicate a donne vittime di attacchi con l’acido e donne oggetto di emarginazione a causa della loro pelle albina

01 Maggio 2022 - 22 Maggio 2022

Dal 1° al 22 maggio 2022 nell’ambito del decimo festival fotografico europeo, Silvia Alessi porta al Civico 3 di Gallarate Skin Project, un racconto per immagini della pelle in India, realizzato nel 2017 a Delhi, Agra, Bhopal e Mumbai. In mostra foto dedicate alle donne vittime di attacchi con l’acido e alle donne oggetto di emarginazione a causa della loro pelle albina.
L’inaugurazione è prevista per domenica 1 maggio alle ore 17:00. 

«Il progetto nasce quando casualmente mi imbatto su Instagram nella foto di una ragazzina albina, di nome Namira, in un treno suburbano di Mumbai – spiega Silvia Alessi -. Da qui, senza ulteriori informazioni, mi butto nell’impresa di cercare una persona di cui conosco solo il nome in una città da 21 milioni di abitanti. Gli albini possiedono un grande fascino visivo, una bellezza particolare, però in molti paesi sono emarginati, vittime di pregiudizi e di scherno, a causa della loro pelle, e non sono facili da avvicinare. Sono timidi e diffidenti, le donne sono tormentate dalla paura di non riuscire a sposarsi. Questo destino di emarginazione colpisce anche le donne vittime di una forma di violenza particolarmente odiosa, molto diffusa nella subcultura indiana: l’attacco con l’acido».

«Spesso per motivi futili, le donne vengono in questo modo punite da persone conosciute (quasi mai da sconosciuti): sfregiate per sempre, quasi uccise, e reiette dalla società. La loro pelle viene sciolta, e se non si interviene in tempo, arrivano a perdere la vista e l’udito. Qualche passo in avanti è stato fatto negli anni per cercare di arginare il fenomeno, ma ancora rimane diffuso, a causa della facilità con cui si reperiscono negli empori gli acidi, della sensazione di impunità da parte dei carnefici, e della condizione di sostanziale inferiorità della donna. Ora, diverse donne che hanno subito l’attacco e che ne porteranno per sempre i segni sulla pelle vogliono alzare la voce e farsi sentire. Sono le cosiddette combattenti, testimoni che parlano e si mostrano al pubblico
girando il paese per raccontare la loro storia. Non vogliono essere chiamate vittime, piuttosto sopravvissute».

28 Aprile 2022
Valentina Rizzo
valentina.rizzo@varesenews.it

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