Gli alunni della primaria di Voltorre e della media di Gavirate celebrano il 25 aprile leggendo Primo Levi

Alla presenza delle autorità civili, militari, religiose e dell’ANPI sezione di Gavirate, è stata celebrata la festa del 25 aprile, giornata della liberazione nazionale. A Voltorre, presso il Monumento ai Caduti, è stata deposta una corona d’alloro

Gli studenti delle scuole di Gavirate celebrano il 25 aprile

Alla presenza delle autorità civili, militari, religiose e dell’ANPI sezione di Gavirate, è stata celebrata la festa del 25 aprile, giornata della liberazione nazionale. A Voltorre, presso il Monumento ai Caduti, è stata deposta una corona d’alloro. Erano presenti i bambini della scuola Primaria san Benedetto di Voltorre insieme alle loro maestre Maria Luisa Tomasina, Rosa di Capua, Renata Sanvito e Michela Martignoni e le ragazze della Scuola media Carducci di Gavirate accompagnate dalla Vicepreside, prof.ssa Amelia Speringo.

La cerimonia ha visto tutti uniti nella condanna unanime della guerra e nella preghiera accorata per la pace.

Gli studenti delle scuole di Gavirate celebrano il 25 aprile

All’intervento del Sindaco Silvana Alberio che ha sottolineato l’urgenza di sostenere concretamente la nostra democrazia, frutto di un 25 aprile nato dall’enorme sacrificio di molti combattenti, hanno fatto eco le voci dei bambini che con forza hanno chiesto la pace. Rebecca, Elena e Anna Neve, alunne di terza media della Scuola di Gavirate, hanno letto un brano tratto da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, in cui l’autore riceve una lezione morale da un altro prigioniero:

Gli studenti delle scuole di Gavirate celebrano il 25 aprile

“Queste cose mi disse Steinlauf, uomo di volontà buona.

(…) il lager è una macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà.

Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso.” L’intervento delle studentesse si è concluso con un brano brevissimo, ma sul quale le possibilità di riflessione sono molteplici, quello di Erich Maria Remarque in cui l’autore soldato parla con un nemico morto: “Compagno oggi a te, domani a me. Ma se scampo, compagno, voglio combattere contro ciò che ci ha rovinati entrambi, che a te ha tolto la vita… e a me? La vita anche a me. Te lo prometto, compagno. Non dovrà accadere mai più.”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Aprile 2022
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