Cambio al vertice del Pro Patria club

Dopo 16 anni ad Andrea Gambertoglio succede Roberto Centenaro. Il presidente uscente ci racconta dell'ultimo anno visto dai tifosi: "Una società piena di quattrini... e una squadra di cavalli bolsi"

Cambio della guardia al vertice del Pro Patria Club di Busto Arsizio. Dopo ben 16 anni lascia lo "storico" presidente Andrea Gambertoglio. Con un voto quasi unanime i soci hanno scelto a succedergli Roberto Centenaro. Un cambio previsto da tempo, se è vero che avrebbe dovuto avvenire già nel luglio scorso ma i consiglieri hanno chiesto al presidente di restare ancora fino alla fine del maggio successivo.
Purtroppo Gambertoglio (a sinistra nella foto con Centenaro) viene a lasciare la presidenza in un momento assai triste per le sorti biancoblu, con una retrocessione che grida vendetta per come è maturata, al termine di tre stagioni folli una dietro l’altra.

La diagnosi del presidente uscente è impietosa: «Cavalli bolsi in campo» dice, «serviva riuscire a tenere unito il gruppo, ma nessuno dei quattro allenatori quattro di quest’anno c’è riuscito». Le problematiche erano d’ambiente e tecniche: «Da tifosi, alla società l’avevamo detto già dopo pochi mesi: per noi mancavano un difensore, un regista, che ci manca da tempo, e un attaccante da affiancare a Ripa». Ma c’è altro che fa rabbia: «Siamo retrocessi con una società piena di quattrini: il grave è questo». Il Novara ha speso meno soldi in campagna acquisti ma ha fatto quel che ha fatto, ricorda Gambertoglio. Tanto di cappello quindi agli arcirivali di tanti derby del Ticino, che tornano in B dopo 33 anni, riuscendo laddove la Pro Patria fallì l’anno scorso.
«Per il prossimo anno ci vorranno gli esperti» avverte il presidente uscente del club di tifosi, «non si fanno le squadre con le figurine Panini e Youtube… Qui più che un direttore sportivo serviva una clinica, la nostra squadra era praticamente un centro di recupero. Poi con uno spogliatoio diviso per clan regionali, hai voglia a sentire per mezza stagione i consigliori di turno dire che c’era il potenziale per arrivare ai playoff…». Molti giocatori con acciacchi, dunque, alcuni visti poco o niente in campo, ma soprattutto poca serietà e poco impegno. «Di quelli che ho visto giocare salvo Giambruno, Pivotto e Ripa, che se ne è sentite dire tante ma alla fine il suo dovere l’ha fatto. Se avesse avuto accanto qualcuno che lo spalleggiava, i suoi quindici gol potevano essere venticinque…»
È andata diversamente: «L’anno più deludente mai visto, anche per noi tifosi, la società non ha fatto niente per avvicinarci e coinvolgerci. Niente. E noi quest’anno per la prima volta non tributeremo trofei di sorta ai giocatori. L’abbiamo scritto anche sugli striscioni: l’onore di una maglia, è un’altra cosa».
Non c’è nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria, ma, impietosi, e in verità un po’ masochisti, giriamo il coltello in una piaga che è quella di ogni bustocco minimamente affezionato ai colori biancoblu. «La Pro Patria migliore di questi sedici anni? Quella dell’anno non fa testo, è un capitolo a sé. Diciamo quella dei playoff in C2, quando c’era Beretta in panchina. Quelli sono stati gli anni più belli». E tornano in mente partite ormai lontane.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Giugno 2010
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