Il Gruppo Ciclistico Borsanese compie 45 anni e si regala la “Busto-Chiavari-Roma”
Il 2 giugno un gruppo di 40 ciclisti del GSC Borsano affronterà il percorso suddiviso in quattro tappe. Iniziativa a sostegno della Fondazione Michele Scarponi e i suoi progetti
Per festeggiare il 45° anniversario di fondazione, il 2 giugno un gruppo di 40 ciclisti del GSC Borsano, partirà per la “Busto-Chiavari-Roma”, evento ciclistico organizzato su quattro giornate, con la prima tappa di 220 km che li condurrà fino a Chiavari, dove alcuni atleti con i loro famigliari festeggeranno la prima fase del percorso.
Altri 20 atleti proseguiranno l’impresa per altre tre tappe di 174 km (Rosignano Marino), 154 km (Orbetello) e fino a raggiungere Roma con un’ultima tappa di 147 km: i ciclisti saranno “scortati amorevolmente” da due mezzi d’assistenza, condotti da chi rinuncia alla bici per sostenere il gruppo ciclistico.
Domani, 1 giugno, alle 19.00, nel cortile del palazzo municipale è prevista la presentazione della maglia alla presenza dell’assessore allo Sport Maurizio Artusa e del presidente del GSC Borsano Alberto Rogora. Sarà l’occasione anche per la partenza simbolica degli atleti.
«Un lungo percorso, dove il denominatore comune è lo stare insieme, un’impresa ciclistica amatoriale con una finalità e un messaggio importante – afferma la società – Qualcosa che non sembrasse un egoistico e personale trofeo ma che potesse avere un valore più marcato. Da qui l’idea di condividere i progetti della fondazione Michele Scarponi per noi un indimenticato grande campione di ciclismo».
«I progetti della Fondazione Michele Scarponi sono diversi, ma l’obiettivo è di sensibilizzare la società ad avere un comportamento responsabile sulla strada, rispettando tutti – continua -. Ricordiamo “Gambe “ progetto proposto per far sì che la strada sia di tutti, per pedoni, per biciclette, per portatori di disabilità con i loro mezzi; “Vola Franky”, il mitico pappagallo compagno di Michele, iniziativa che impegna i fondi raccolti per donare mezzi di trasporto per persone con disabilità a seguito di incidenti stradali; e poi la bellissima idea di chiamare “Piede A Terra” la grande iniziativa che ricorda Michele quando per aspettare il suo capitano scese dalla bici mentre era primo la lungo la salita. Lo aspettò e lo scortò a vincere la tappa e il giro d’Italia. Piede a terra vuol dire aspettare il più debole, aspettare ed aiutare chi ha qualche difficoltà, aiutare i nostri figli a riprendersi la libertà di poter girare per le strade in sicurezza, sensibilizzare le autorità comunali e cittadine a farci vivere in città a misura d’uomo e non di auto. Più zone pedonali in centro e meno traffico veicolare».
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