Le ragazze di Palermo protagoniste a Varese
Le studentesse della V F del liceo psicopedagogico “Danilo Dolci”, scuola nata nel cuore di Brancaccio, il quartiere dove venne assassinato dalla mafia don Pino Puglisi, si sono aggiudicate il primo premio Fondo Danilo Dolci per la legalità e la non violenza in memoria di Pietro Bariati
«Ogni comportamento – individuale, di gruppo, di massa – che tende sostanzialmente a mantener la situazione come è, o ad ammettere il cambiamento se lentissimo, di fatto non è impegno di pace». Così scriveva Danilo Dolci in “Esperienze e riflessioni” ( Universale Laterza). Domenica 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, quelle parole sono diventate realtà durante la premiazione del primo premio biennale – Fondo Danilo Dolci per la legalità e la non violenza in memoria di Pietro Bariati. Protagonisti di una piccola rivoluzione pacifica nel cuore di maggio, alcuni studenti e insegnanti di Varese, Tradate e Palermo. Le ragazze della V F del liceo psicopedagogico “Danilo Dolci”, scuola nata nel cuore di Brancaccio, il quartiere dove venne assassinato dalla mafia don Pino Puglisi, si sono aggiudicate il primo premio con il video “Così per caso nel borgo di Dio”.
Un racconto, sospeso tra il passato e il presente, di una vita, quella di Danilo Dolci, schierata dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei contadini senza pane, senza acqua e senza terra. La Sicilia come metafora del mondo, come laboratorio per capire le dinamiche che regolano la società. “Il borgo di Dio”, creato a Parreto dal sociologo triestino, oggi appare in tutta la sua potenza desolata: vetri rotti, le aule sfasciate, i muti murales di Ettore De Conciliis che osservano rassegnati il golfo di Castellammare, rubando uno spiraglio alle erbacce che invadono i sentieri. Quegli stessi sentieri calpestati venti anni prima da intellettuali e premi Nobel che lì, come antichi peripatetici, discutevano dei destini del mondo accompagnandosi a pescatori e contadini analfabeti perché “Il borgo di Dio” era il luogo della giustizia sociale, dell’utopia concreta, del mondo capovolto.
Un racconto, sospeso tra il passato e il presente, di una vita, quella di Danilo Dolci, schierata dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei contadini senza pane, senza acqua e senza terra. La Sicilia come metafora del mondo, come laboratorio per capire le dinamiche che regolano la società. “Il borgo di Dio”, creato a Parreto dal sociologo triestino, oggi appare in tutta la sua potenza desolata: vetri rotti, le aule sfasciate, i muti murales di Ettore De Conciliis che osservano rassegnati il golfo di Castellammare, rubando uno spiraglio alle erbacce che invadono i sentieri. Quegli stessi sentieri calpestati venti anni prima da intellettuali e premi Nobel che lì, come antichi peripatetici, discutevano dei destini del mondo accompagnandosi a pescatori e contadini analfabeti perché “Il borgo di Dio” era il luogo della giustizia sociale, dell’utopia concreta, del mondo capovolto.
«In Sicilia sembra che tutto vada male – ha spiegato Luigi Barbieri, insegnante del liceo “Danilo Dolci” – ma se i ragazzi trovano le motivazioni, riescono a fare cose straordinarie. L’inchiesta e le riprese al borgo di Dio le hanno fatte loro, così come il montaggio e la scelta delle musiche. Per capire la Sicilia bisogna leggere il “Gattopardo”, ma i ragazzi hanno capito che possono cambiare questa storia perché hanno fatto proprie le parole di Giovanni Falcone: ciascuno faccia la sua parte. E loro la fanno».
Alla Filmstudio90 non c’erano molte persone, ma l’atmosfera che si è respirata aveva qualcosa di speciale, merito dell’organizzazione fedelmente dolciana, nella forma e nella sostanza, voluta da Luigi Campiotti, il “padre“ del fondo e del premio. «Il Fondo Danilo Dolci – ha detto Giorgio Gaspari, commissario della Fondazione Cariplo – è il fiore all’occhiello della Fondazione Comunitaria del Varesotto. Guardando le immagini del video realizzato dal liceo siciliano, non ho potuto fare a meno di mettere in relazione le macerie della strage di Capaci con quelle del Borgo di Dio di Danilo Dolci, abbandonato a se stesso». La buona novella è arrivata proprio da Gaspari che ha spiegato l’importanza di aver dato vita a una fondazione per il sud.
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