Sciopero buoni pasto anche a Varese: “Per garantire il servizio bisogna renderlo sostenibile”
Per l’intera giornata di mercoledì 15 anche i pubblici esercizi della provincia di Varese non accetteranno alcun pagamento tramite ticket. Il commento di Giordano Ferrarese, presidente provinciale e consigliere nazionale di Fipe Confcommercio
Per l’intera giornata di mercoledì 15 anche i pubblici esercizi della provincia di Varese non accetteranno alcun pagamento tramite buoni pasto.
Giordano Ferrarese, presidente provinciale e consigliere nazionale di Fipe Confcommercio, conferma l’adesione della federazione alla mobilitazione e rinnova l’appello: «Per garantire il servizio bisogna renderlo economicamente sostenibile». «Si tratta», aggiunge, «di un blocco necessario per far arrivare alle Istituzioni il messaggio, troppe volte ignorato, della necessità di arrivare ad una strutturale riforma di un sistema che, per via di commissioni al 20%, non è più economicamente sostenibile».
Sensibilizzare lavoratori e consumatori «Con questa giornata di sospensione del servizio», dichiara Ferrarese, condividendo le parole di Aldo Cursano, vicepresidente vicario nazionale di Fipe, «vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto.
Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia di essere inutilizzabile».
Così concludono Cursano e Ferrarese: «C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far sì che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo noi a pagarli per di più in un momento in cui le imprese sono a rischio per gli insostenibili aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime».
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